Alla fine non è stato un testa a testa. Le terze elezioni in Grecia degli ultimi otto mesi si sono chiuse con un netto successo del partito di sinistra alternativa Syriza, che ha conquistato il 35,5% dei voti (145 seggi, sei in meno di quelli necessari ad avere la maggioranza assoluta) contro il 28,09% dei conservatori di Nea Democratia (75 seggi). In terza posizione i neonazisti di Alba dorata con il 6,99% (18 seggi).
L’affluenza si è fermata al 56,5%, contro il 63,9% di gennaio.
Già oggi il leader di Syriza e premier uscente, Alexis Tsipras, formerà un nuovo governo con i vecchi alleati, i nazionalisti di Anel (che hanno conquistato 10 seggi con il 3,69% delle preferenze).
Avanti col secondo mandato, dunque, perché “noi siamo duri a morire” e perché “ora comincia la lotta: questa è la vittoria del popolo, di chi sogna un domani migliore”, ha commentato Tsipras.
“Voglio ringraziarvi dal profondo del mio cuore – ha aggiunto – per questa grande vittoria. E’ stata una battaglia difficile ma abbiamo avuto ragione. Grazie ai giovani per questa battaglia. Il popolo greco ci ha dato un mandato chiaro per i prossimi quattro anni: dobbiamo chiudere con tutto quello che ci tiene inchiodati a ieri. Syriza è dura a morire. Da domani cominciamo la grande battaglia per cambiare i rapporti in Europa. Da domani lavoriamo duramente, per una Grecia dell’uguaglianza e della giustizia sociale, per il bene del nostro Paese”.
Quanto agli altri partiti, si sono fermati sotto al 3% i dissidenti di Unità popolare – fondato dai fuoriusciti di Syriza – che non sono riusciti a superare la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento.
Fuori dal podio i socialisti del Pasok, arrivati quarti con il 6,28% dei voti (17 seggi). Delusione anche per i moderati di To Potami (al 4,09%, pari a 11 seggi).