La Fed ha lasciato i tassi di interesse invariati al minimo storico dello 0-0,25% preoccupata dai rischi sulla congiuntura globale. La Banca centrale Usa “monitora gli sviluppi internazionali” ma non ha escluso un aumento in ottobre e comunque entro la fine dell’anno.
Rispondendo a una domanda durante a conferenza stampa che segue la riunione il governatore della Fed Janet Yellen, ha detto che il 27 e 28 “ottobre resta una possibilita’” per effettuare una stretta anche se in quell’occasione non è prevista una conferenza stampa. La “grande maggioranza” dei governatori membri del Federal Open Market Committee, ha detto Janet Yellen, “crede che le condizioni economiche richiederanno un rialzo tassi entro la fine dell’anno”.
Per la prima volta nel 2015 la decisione di lasciare fermo il costo del denaro non è stata presa all’unanimità: su 10 voti, contrario è stato Jeffrey Lacker, presidente della Fed di Richmond che avrebbe voluto una stretta pari allo 0,25%. Prima di oggi, per cinque volte di fila le riunioni della Fed avevavo visto tutti d’accordo. Era stata la strisca temporale piu’ lunga dal 2009.
La Federal Reserve ha “discusso della possibilità di alzare tassi” durante la riunione che si è conclusa oggi, ha precisato Yellen ma “date le debolezze all’estero e il calo delle aspettative sull’inflazione” ha preferito rimandare. A incidere sulle decisioni della Fed sono state anche “le aumentate preoccupazioni” sulla crescita cinese, cosa che ha provocato forte turbolenza sui mercati internazionali.
Sulla decisione di mantenere i tassi invariati hanno pesato quindi le preoccupazioni sulla congiuntura globale a fronte invece di una crescita Usa che si dimostra sostenuta. La Fed ha infatti alzato le stime sul Pil Usa 2015 al 2,1% rispetto all’1,9% indicato a giugno. Migliorate per l’anno in corso anche le stime sulla disoccupazione al 5% dal 5,3% previsto a giugno. Disoccupazione in miglioramento anche nel 2016 al 4,8%. Tagliate invece le stime sul Pil per il prossimo anno al 2,3%.
L’attività economica americana “si sta espandendo” e “si espanderà a un passo moderato” con gli indicatori riguardanti il mercato del lavoro che “continuano a muoversi verso livelli” che il Federal Open Market Committee giudica in linea al suo mandato, ossia piena occupazione e stabilità dei prezzi, ha scritto la Fed nel comunicato sui tassi che rimangono così al minimo storico a cui furono portati nel dicembre 2008, in piena crisi dei subprime.
Le spese da parte delle famiglie statunitensi e gli investimenti fissi fatti dalle aziende sono cresciuti moderatamente e allo stesso tempo il settore immobiliare residenziale è ulteriormente migliorato cosi’ come il mercato del lavoro, con una “solida” creazione di posti di lavoro e con il calo della disoccupazione. Tuttavia le esportazioni sono state “soft”, segno che l’economia all’estero sta forse rallentando. Per questo, ha scritto sempre nel comunicato la Banca centrale, pur valutando come “equilibrati” i rischi all’outlook degli Usa la Fed “monitora gli sviluppo all’estero” nonostante la ripresa degli Usa continui. “Recenti sviluppi economici e finanziari a livello globale – ha avvertito la Fed – potrebbero in un certo senso frenare l’attività economica e potrebbero probabilmente mettere ulteriore sotto pressione l’inflazione nel breve periodo”.
La Fed ha inoltre preso atto della “grande attenzione” posta dai mercati sulla decisione odierna. Yellen ha ribadito che, nonostante la decisione di non aumentare il costo del denaro, “l’outlook non è stato modificato in modo significativo” e continua a essere previsto un miglioramento dell’economia e del mercato del lavoro americano.
Durante la conferenza stampa di Janet Yellen Wall Street ha allungato il passo con il Dow Jones che sale dell’1% e l’S&P500 dell’1,14%. A livello dei cambi, l’euro si rafforza sul biglietto verde 1,1437 dollari. In chiusura dei mercati europei si attestava a 1,1306.