Possiamo dire definitivamente addio alla riforma delle pensioni. Almeno per il 2016, ma probabilmente anche nel lungo periodo. Le parole pronunciate pochi minuti fa dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, nel corso della question time alla Camera, mettono la parola fine a dubbi o incertezze dopo l’esclusione di una maggiore flessibilità in uscita nella prossima legge di Stabilità, così come anticipato da varie fonti del governo nei giorni scorsi.
Una modifica strutturale” del sistema pensionistico disegnato dalla legge Fornero che scollegasse l’età pensionabile dalla speranza di vita “andrebbe contro i principi di sostenibilità del sistema”, ha dichiarato il titolare di Via XX Settembre. Il ministro ha ricordato inoltre che “a legislazione vigente esistono già forme di flessibilità “.
Il motivo del No è presto detto: “Introdurre ulteriore flessibilità comporterebbe oneri rilevanti”. Nel caso in cui si decidesse di attuare un eventuale riforma, essa andrebbe “valutata con attenzione tenendo conto di costi e benefici” e tenendo conto dell’impatto che la misura avrebbe nell’immediato sulla finanza pubblica.
Ma se il MEF chiude definitivamente la questione riforma pensioni, lo stesso non può dirsi per la settima salvaguardia per gli esodati. Dopo la ‘frenata’ della settimana scorsa, il sottosegretario Pier Paolo Beretta ha chiesto due settimane di tempo per studiare il dossier e trovare una soluzione. Ieri sera, il sottosegretario del MEF Enrico Zanetti ha invece ribadito l’intenzione di varare una nuova salvaguardia per i lavoratori rimasti senza pensione, né reddito a causa dell’innalzamento dell’età pensionabile stabilito dalla riforma del Lavoro del 2012. Ricordiamo inoltre che la settimana scorsa la Commissione Lavoro della Camera ha licenziato un testo che prevede la salvaguardia di 26mila persone a fronte delle 49.500 rimaste senza tutela. Nello stesso ambito il ministro ha ribadito “l’impegno del governo a individuare soluzioni con l’adeguata urgenza”.