Nuove paure per la tenuta della Borsa di Wall Street. Il quotidiano finanziario Wall Street Journal ha sollevato ieri alcuni timori sul futuro del mercato finanziario americano in un articolo intitolato “The only six stocks that matter”, cioè i soli sei titoli che contano sul Nasdaq. E i sei titoli di cui si parla nell’analisi del WSJ sono Apple, Facebook, Google, Netflix, Amazon e Gilead Sciences. I sei titoli costituiscono più della metà di 664 miliardi di dollari dell’aumento di capitalizzazione del Nasdaq da inizio anno e tre di questi (Amazon, Google ed Apple) hanno contribuito per il 37% alla crescita dell’indice Nasdaq che da inizio anno ha registrato un aumento del 7,4%.
Qual è il timore alimentato dal WSJ? L’eccessiva concentrazione dei guadagni in pochissimi titoli potrebbe portare a un calo degli indici. Gli spettri del passato (fine anni ’90 e 2007), quando pochi titoli tenevano a galla l’intero mercato si potrebbero ripresentare secondo il Wall Street Journal che non esclude possibili momenti difficili nel prossimo futuro.
I numeri registrati da inizio anno dalle sei big del Nasdaq fanno pensare al peggio. Ad esempio, Netflix dal 2 gennaio a ieri ha più che raddoppiato il suo valore, passando dai circa 50 dollari per azione di inizio gennaio ai 106 euro della chiusura di ieri dopo aver superato due settimane fa anche l’asticella dei 115 dollari. Discorso molto simile per Amazon che è passato dai 309 dollari per azione di inizio gennaio ai 531 dollari della chiusura di ieri, registrando un aumento del proprio valore superiore al 70%. Aumenti percentuali in doppia cifra a inizio anno anche per Facebook (+21%), Google (+19,2%), Gilead Sciences (17,2%) e Apple (+11,1%).
Resta da capire per quanto altro tempo potrà proseguire il rally di questi titoli. Il WSJ spiega che la crescita esponenziale di pochi titoli non significa automaticamente che il mercato sia drogato e che le azioni poi crolleranno. L’allarme di una prossima decisa correzione al ribasso è stato lanciato già da diversi anni ma l’indice Nasdaq sembra ancora tenere nonostante l’eccessiva concentrazione dei guadagni. I timori per un nuovo scoppio della bolla, però, restano.