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East Forum 2015: possono gli accordi commerciali internazionali rilanciare la crescita?

EAST FORUM – Allo stato attuale la partnership economica tra Unione europea e Stati Uniti d’America continua a essere la più forte partnership bilaterale al mondo, in particolare in termini di investimenti e flussi commerciali – Gli Usa attirano sempre più attenzione, perché la loro economia è di fatto uscita dalla crisi da un po’ di tempo.

East Forum 2015: possono gli accordi commerciali internazionali rilanciare la crescita?

A partire dalla conferenza di Bretton Woods (1944) e dalla definizione dell’Accordo Generale sulle Tariffe e il Commercio (GATT), il commercio internazionale è stato il motore della crescita e della globalizzazione.

Mentre il sistema delineato dagli accordi di Bretton Woods e dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) è in difficoltà, le speranze di rilancio del commercio internazionale sono perlopiù riposte nel varo di accordi commerciali internazionali – bilaterali e multilaterali – che si stanno sempre più affermando come i principali strumenti di promozione del processo di liberalizzazione del commercio oggi.

Allo stato attuale la partnership economica tra Unione europea e Stati Uniti d’America continua a essere la più forte partnership bilaterale al mondo, in particolare in termini di investimenti e flussi commerciali.

La crisi finanziaria globale del 2007-2008 ha determinato un’accelerazione del mutamento in corso degli equilibri economici e geopolitici, nella direzione di un aumento dell’importanza strategica delle economie emergenti dell’area del Pacifico, cui gli USA riservano sempre maggiore attenzione; Stati Uniti la cui economia è di fatto ormai uscita dalla crisi, a differenza di un’Europa che ancora fatica a mettere in piedi una strategia di uscita credibile e robusta.

Il ruolo degli USA

Gli Stati Uniti hanno all’attivo 20 accordi bilaterali di libero scambio. I due più importanti accordi commerciali internazionali in corso di negoziazione sono:

– Trans-Pacific Partnership (TPP) – Trattato che interessa l’area dell’Asia Pacifica, grazie all’accordo con altri 11 Paesi (tra i quali Australia, Canada, Cile, Giappone e Messico). Dal punto di vista degli USA, l’obiettivo di questo accordo, in negoziazione da quasi un decennio, è quello di promuovere la crescita economica, lo sviluppo e l’innovazione, così come di rafforzare le alleanze e il peso politico degli Stati Uniti nell’area , come dimostra il fatto che la Cina non è ancora tra gli 11 Paesi inclusi nelle trattative.

– Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) – Il cui scopo finale dovrebbe essere il consolidamento dei rapporti commerciali tra UE e USA. Ci si attende che il TTIP porterà a una vera e propria convergenza di politiche nei commerci e negli investimenti.

Il ruolo dell’Unione europea

L’Unione europea continua a mantenere un ruolo leader a livello internazionale per ciò che riguarda il commercio internazionale in beni e servizi. Tuttavia, lo scenario mondiale in corso di mutamento fa temere un indebolimento della rilevanza del suo ruolo globale.

A fine 2013 l’Europa aveva concluso  negoziati relativi a dieci Accordi di libero scambio (ALS), ancora non entrati in vigore, ed a ha ancora in piedi negoziati con circa 50 Paesi come Giappone, Canada e Cina. Il TTIP, dal punto di vista UE, ha tra l’altro l’obiettivo di assicurare all’Unione Europea un ruolo non marginale nel commercio internazionale.

TTIP: in cosa consiste?

Il Transatlantic Trade and Investment Partnership è un trattato bilaterale innovativo, in quanto mira non solo ad aumentare crescita, competitività e investimenti, ma anche a costruire un sistema regolatorio più coerente ed armonizzato tra UE e USA, così come un approccio comune alle regole del commercio globale, con l’obiettivo di influenzare anche Paesi terzi.

I negoziati sul TTIP sono iniziati nel luglio 2013 e non si sono ancora conclusi. Al centro dell’accordo in discussione ci sono tre aree/pilastri principali:

– Accesso al mercato
– Convergenza regolamentare
– Regole del commercio

Come sottolineato recentemente dal Commissario europeo per il commercio, Cecilia Malmström, non si può definire una data precisa per il termine delle negoziazioni, ma il comune obiettivo sarebbe quello di concluderle durante l’amministrazione Obama (prima del gennaio 2017).

Data la complessità delle negoziazioni e il peso degli interessi in gioco, due sono gli scenari possibili sul tavolo del negoziato per arrivare alla firma del trattato:

– Accordo meno ambizioso: il cosiddetto “long harvest for a little corn” che prevede la riduzione delle tariffe assieme a un qualche progresso nell’armonizzazione regolatoria, mantenendo la porta aperta a sviluppi futuri.
– Proseguire le negoziazioni con la prossima amministrazione USA: per dare vita a un trattato più ambizioso.

Nell’ultimo caso, secondo alcuni commentatori, ci si esporrebbe al rischio che la nuova Amministrazione USA sia meno motivata, rispetto alla attuale, per arrivare alla conclusione dell’accordo, soprattutto ove nel frattempo venisse chiuso l’accordo per il TPP.

L’impatto economico e geopolitico globale ed europeo della TTIP

Gli studi sul TTIP prevedono un generale impatto positivo dall’entrata in vigore di questo trattato. I principali effetti positivi deriverebbero dalla cooperazione regolatoria. Nello specifico, nell’abbattimento dei costi del commercio internazionale legati all’eliminazione e/o drastica riduzione delle barriere tariffarie e non.

Nonostante gli effetti dell’entrata in vigore di questo accordo commerciale internazionale non possano essere misurati prima della stipula dello stesso, è possibile effettuare alcune valutazioni sugli impatti previsti:

– Impatto atteso sulle economie europea e americana – Una proiezione del Center for Economic Policy Research (CEPR) voluta dalla Commissione Europea nel 2013 ha quantificato in 120 miliardi di euro l’espansione dell’economia europea entro il 2027 nel caso dell’entrata in vigore di un accordo ambizioso della TTIP. Lo 0,5% del PIL. Sarebbe un incremento permanente del volume della ricchezza che l’economia europea potrebbe produrre ogni anno.

– Impatto atteso per consumatori e produttori – Un impatto che ci si attende sia misto dato che, mentre le tariffe inferiori potrebbero significare prezzi più bassi, la rimozione dei sussidi ai produttori potrebbe indurre al taglio della produzione per il mantenimento di prezzi elevati. Il mercato del lavoro europeo ne gioverebbe con la creazione di 15.000 nuovi posti per ogni miliardo aggiuntivo in termini di scambi bilaterali.

– Impatto atteso sui flussi commerciali – Si prevede un incremento del 28% dell’export europeo verso gli USA derivante dall’aumento degli scambi e dell’efficienza negli stessi . Il valore totale dell’import aumenterà del 5% in UE e negli USA, rispettivamente 226 miliardi e 200 miliardi di euro.

– Gli effetti spillover – La ricaduta positiva per i partner commerciali di UE e USA nel mondo si attesterebbe sulla cifra di 99 miliardi di euro. Ciò è dovuto alla crescita economica negli USA e nell’UE che si tradurrebbe in maggiori acquisti da parte dei consumatori e maggiore commercio di prodotti di altri Paesi. Inoltre, ogni approccio regolatorio comune tra UE e USA ridurrà i costi a carico degli esportatori da e per questi mercati.

– Impatto sui singoli membri dell’UE – Un aspetto che va commisurato alle specificità delle varie economie nazionali e al grado di protezione al commercio internazionale attualmente esistente. In particolare, dato che i 28 Stati membri dell’UE già compongono un mercato unico, la creazione di una libera area di scambio con gli USA significherebbe che le imprese europee perderebbero parte dei loro vantaggi sui competitor USA nel mercato europeo. Per esempio: se le tariffe sull’import del tessile venissero rimosse, i produttori dell’industria tessile rumena dovrebbero affrontare una competizione più dura sul mercato tedesco confrontandosi con le imprese USA.

– Impatto sulle PMI – Le Piccole e Medie Imprese, che hanno risorse ed esperienza limitata per affrontare questioni come differenti norme e requisiti di registrazione in diverse giurisdizioni, potrebbero beneficiare per la riduzione di barriere non tariffarie e ottemperanze burocratiche. Allo stesso tempo, le PMI percepiscono maggiormente le barriere commerciali più delle grandi imprese dato che devono spalmare costi fissi, come le approvazioni del prodotto, su volumi di vendita inferiori. Inoltre, le più alte tariffe sono concentrate in settori importanti per le PMI, come l’alimentare, il tessile e l’industria ceramica.

TTIP: l’accordo commerciale internazionale più controverso della storia

L’opinione pubblica che si oppone all’introduzione della TTIP basa le critiche principalmente sulla mancanza di trasparenza delle negoziazioni di questo accordo commerciale internazionale. Molti contestatori vedono, poi, nel TTIP l’espressione dell'”iperglobalizzazione”, capace di danneggiare i diritti dei consumatori, dei lavoratori, degli standard qualitativi e di sicurezza. Molte critiche prevedono l’incremento del potere delle multinazionali e della capacità di queste di influenzare governi e regolatori a proprio esclusivo vantaggio.

Tutte critiche alle quali i governi europei non rimangono indifferenti, tanto che in molti si aspettano un’opposizione alla firma del trattato della TTIP anche all’interno del Parlamento europeo stesso, in prima battuta dal governo greco guidato da Syriza. Il TTIP è sicuramente uno dei trattati di commercio internazionale tra i più controversi che l’Unione europea abbia mai negoziato.

I temi dell’East Forum 2015

Quale sarà l’ordine globale che risulterà dall’entrata in vigore di accordi commerciali internazionali come il TPP ed il TTIP? Saranno questi capaci di contribuire al rilanciare la crescita economica o faranno solo gli interessi economici di pochi? Quali saranno le reali opportunità per le imprese europee?

Se ne parla all’East Forum 2015: (Dis)ordine globale, possono gli accordi commerciali internazionali rianimare la crescita? Il dibattito vedrà confrontarsi rappresentanti di istituzioni ed organizzazioni nazionali ed europee, accademici, opinion maker ed esperti di caratura internazionale.

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