Se al referendum di domenica dovesse vincere il Sì, il governo greco potrebbe scegliere la strada delle dimissioni. Lo ha confermato oggi il ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, intervistato dalla radio australiana: “Potremmo dare le dimissioni – ha detto -, ma lo faremmo in uno spirito di collaborazione con coloro che ci seguiranno”.
Vaoufakis ha pubblicato sul suo blog un post nel quale spiega in sei punti perché, a suo avviso, i greci dovrebbero votare No.
Un voto chiesto anche dal premier Alexis Tsipras nel suo discorso alla nazione, in Tv, ieri nel quale ha ricordato che domenica si andrà alle urne per promuovere o bocciare la proposta di accordo arrivata la settimana scorsa dal Brussels group, ma un voto negativo “non significherebbe dire no all’Europa, bensì tornare a un’Europa di valori e ottenere un accordo migliore dai creditori”. Il referendum,dunque a suo avviso, “non riguarda il restare o meno nell’euro”. Ma intanto, secondo le indiscrezioni riportate dal Corriere della Sera, proprio Varoufakis starebbe lavorando ad una moneta parallela, da quotare uno a uno sull’euro, nel caso in cui vincessero i No al referendum.
Completamente all’opposto, il premier italiano Matteo Renzi ha criticato la scelta del referendum, definendolo “un derby tra euro e dracma”, mentre il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha detto esplicitamente che “votare no significherebbe dire no all’Europa“.
Nell’attesa di domenica, si rinvorrono i sondaggi: l’ultimo della società GPO proppende per una vittoria del Sì con un 43,3% contro il 39,3% di chi, invece, sposa l’invito del premier Tsipras a dire ‘no’ al piano. Prima della chiusura delle banche, invece, il No sembrava prevalere con il 57% dei greci favorevoli, il 30% al Sì e un 13% agli indecisi.
L’agenzia di rating Moody’s prende atto della distanza tra la Grecia e i suoi creditori internazionali e taglia nuovamente il merito di credito ellenico, cioè la stima della capacità di ripagare i creditori privati, che detengono una trentina di miliardi su un debito che ha massa da 300 miliardi. Moody’s ha tagliato il rating della Grecia portandolo da Caa2 a Caa3, peggiorando cioè il livello fissato solo nello scorso aprile. Una mossa che gli analisti fanno “indipendentemente” dall’indizione del referendum di domenica, che rappresenta comunque un “rischio aggiuntivo” per i creditori privati.