Quasi quattro anni dopo quello sventato da Mario Monti, l’Italia rivive l’incubo di un fallimento europeo. Stavolta indirettamente, perché il default in questione è quello ormai imminente della Grecia, che sabato ha interrotto i negoziati con l’Eurogruppo e indetto, per volere del suo premier Alexis Tsipras, un referendum popolare domenica prossima per decidere se approvare o no le proposte europee e, alla fin fine, se restare o meno nell’eurozona, e forse nella stessa Unione europea.
La mossa di Tsipras apre scenari inquietanti, fino a pochi giorni fa inaspettati, e sicuramente inediti: nella giovane storia della moneta unica, nessun Paese ha mai abbandonato l’euro come valuta. Il pericolo è che accada ad Atene: sebbene la Bce di Mario Draghi stia preparando qualsiasi sorta di paracadute per evitare un disastro, concedendo sino a tutto martedì i finanziamenti del fondo d’emergenza Ela alla banca centrale ellenica, il premier Tsipras ha disposto la chiusura delle banche e della Borsa di Atene per la giornata di oggi, che potrebbe prolungarsi per tutta la settiamana.
DEBITO – Ma quali saranno le conseguenze per l’economia italiana? Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha rassicurato tutti, dicendo che “non c’è nessun rischio di contagio per l’Italia”. Roma è esposta in crediti verso la Grecia per una quarantina di miliardi di euro (37,2 miliardi per l’esattezza, di cui 10 di prestiti bilaterali e 27,2 del Fondo salva-Stati, da restituire nel 2020 e nel 2023), ma la situazione del Paese è ben diversa da quella del 2011: i conti pubblici sono in equilibrio con il deficit/Pil, tornato sotto al 3%, il percorso del debito sarà in discesa sin dal prossimo anno e la crescita, per quanto ancora flebile, è sicuramente all’orizzonte. A tutto questo va aggiunto la politica espansiva della Bce, che con il suo Quantitative Easing, l’acquisto massiccio di titoli pubblici, oltre a combattere la deflazione fa anche da scudo anti-contagio alle tensioni (inevitabili) sui mercati, frena il rialzo dei tassi e difende la tenuta dell’euro.
BORSA E SPREAD – Tra gli effetti possibili, per non dire probabili, c’è un allargamento dello spread e una impennata dei tassi dei Btp, oltre a una quasi sicura battuta d’arresto o discesa della Borsa, dopo un semestre di rally: Piazza Affari dal 1° gennaio ad oggi aveva guadagnato il 23%, uno dei migliori score tra i listini europei. I titoli più bastonati saranno inevitabilmente i bancari, mentre si potranno salvare gli industriali. Per i portafogli degli investitori è dunque consigliabile la scelta di titoli obbligazionari brevi e una buona diversificazione, magari puntando su valute diverse dall’euro come il dollaro e le sterline.
EXPORT – La Grecia è un Paese nei confronti del quale l’Italia non è particolarmente esposta sulle esportazioni: si tratta per lo più dei nostri produttori di macchine utensili, fornitrici ad esempio dell’industria agroalimentare, che potrebbero avere problemi perchè i pagamenti delle aziende committenti greche sarebbero annullati e senza una copertura assicurativa adeguata ci si rimetterà di tasca propria. Il rischio è comunque contenuto perchè, come rilevano diversi economisti, è già da diversi anni che le imprese italiane hanno abbandonato il Paese ellenico: soprattutto quelle edili, che erano le più presenti prima delle avvisaglie di caos ad Atene e dintorni. La quota di export italiano in Grecia è, secondo Intesa Sanpaolo, dello 0,9%, che scende allo 0,2% se rapportato al Pil.
VACANZE – L’estate è iniziata e per qualcuno le vacanze sono ormai alle porte. Non sono in pochi, viste le meraviglie delle isole greche e i loro prezzi notoriamente accessibili, ad aver già ipotizzato o prenotato una vacanza nel Mar Egeo. Ma come ci si dovrà comportare? I più allarmisti parlano della necessità di fare il passaporto, ma non dovrebbe essere necessario: la Grecia potrebbe, nella peggiore delle ipotesi, uscire solo dalla moneta unica e non dall’Unione, o comunque rientrare negli accordi di Schengen (come Svizzera e Norvegia, per intenderci).
Più preoccupante invece la questione inerente al denaro: il consiglio è di portare un po’ più di contante rispetto al passato (il tetto senza doverlo dichiarare è di 10mila euro), nel caso – probabile – in cui venisse chiesto il pagamento cash e non si potesse prelevare al bancomat. Le autorità greche hanno ben chiarito che il blocco dei prelievi su Bancomat rigurda i cittadini residenti e non i titolari di conti all’estero, come i turisti. Tuttavia, nonostante le restrizioni introdotte dal governo per i greci che non possono prelevare più di 60 euro al giorno, il rischio è che vi sia comunque una riduzione della liquidità. La carta di credito non dovrebbe dare problemi, ma l’addebito è sempre successivo all’acquisto quindi si rischia che cambino le commissioni o che addirittura ci sia un cambio se la Grecia uscisse dall’euro. Altra possibilità è che, visti i problemi con le banche, alberghi e ristoranti non accettino le carte nel timore di non ricevere poi i pagamenti.