L’Inps prosegue nella sua operazione di trasparenza, pubblicando una scheda informativa sul ricalcolo delle pensioni dei professori universitari, chiarendo le regole previste per la composizione e l’effettivo funzionamento dei maggiori fondi speciali gestiti dall’Istituto. L’operazione di ricalcolo con l’applicazione del sistema contributivo si colloca sulla falsariga di quella già compiuta con altre categorie di lavoratori, come ad esempio i magistrati o i dipendenti Enel.
Secondo quanto si legge nella scheda diffusa dall’Istituto nazionale di previdenza sociale, i professori universitari, in quanto dipendenti civili dello Stato, sono iscritti alla Cassa per i trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato (CTPS), istituita il nel 1996 come gestione separata dell’Inpdap. La soppressione dell’Inpdap, dal 1° gennaio 2012, ha determinato il trasferimento dei Fondi gestiti all’Inps. Sono 21.350 i docenti iscritti alla cassa CTPS, che comprende tutti i dipendenti dello Stato, della scuola, dell’università e le forze armate per un totale di 1.581.000 iscritti, ed è gestita contabilmente in maniera unitaria.
Il comparto in questione presenta alcune particolarità: la prima è che fino al 31 dicembre 1992 la pensione era calcolata sulla base della retribuzione tabellare dell’ultimo giorno di servizio, maggiorata del 18 per cento (mentre per gli iscritti al FPLD si calcolava sulla media degli ultimi cinque anni senza maggiorazione, sebbene con l’inclusione di alcune voci retributive accessorie) e non esistevano tetti retributivi.
Inoltre l’aliquota di rendimento (l’aliquota con la quale nel sistema retributivo vengono valorizzati gli anni di contribuzione al fine del calcolo della pensione) è del 2,33% fino al 15° anno di anzianità (diversa da quella prevista per la generalità degli iscritti al FPLD che è al massimo del 2%) e dell’1,80% dal 16° anno in poi.
Da un ipotetico ricalcolo contributivo delle pensioni, si evidenzia che – delle pensioni del comparto con decorrenza successiva al 2004 – la riduzione media che le pensioni dei docenti universitari subirebbero sarebbe dell’ordine dell’11%; peraltro, oltre il 20% vedrebbe invece un aumento se ricalcolate applicando il metodo contributivo.
Come già osservato per i magistrati, rispetto ad altre categorie, le riduzioni risulterebbero più contenute in quanto l’età e l’anzianità media alla decorrenza, rispettivamente pari a circa 67 e 40 anni, sono più elevate rispetto al complesso delle pensioni dei dipendenti pubblici e l’età non incide sul calcolo della pensione retributiva ma solo su quella contributiva, mentre l’anzianità, che incide su entrambi i calcoli, nel sistema contributivo viene valorizzata totalmente.