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ELEZIONI REGIONALI – Sud al voto nella Campania infelix e nella Puglia inquieta

ELEZIONI REGIONALI – Il caso De Luca con i suoi riflessi giudiziari e con alcune candidature discutibili complica la battaglia del Pd in Campania dove vuole strappare la guida a Caldoro che tenta la rimonta in extremis – In Puglia invece è la guerra fratricida in Forza Italia con 2 liste concorrenti dopo la rivolta di Fitto a spianare la strada a Emiliano.

ELEZIONI REGIONALI – Sud al voto nella Campania infelix e nella Puglia inquieta

Domenica 31 maggio sono chiamati alle urne 17 milioni di italiani tra Regionali e Amministrative, oltre un terzo dell’elettorato italiano. Pur non trattandosi di un voto nazionale, rappresenta un test di una certa importanza, come dimostra anche il passato più o meno recente: Massimo D’Alema, nel 2000, diede le dimissioni da Presidente del Consiglio proprio a seguito di una sconfitta alle Regionali tenute in primavera. Il Pd di Renzi però non teme una tale debacle e anzi spera di replicare il successo delle Europee: nelle 7 Regioni in cui si vota, il Pd è in vantaggio in almeno 6 casi (tutti escluso il Veneto), anche se in Liguria, Campania e Umbria sta subendo una pericolosa rimonta del centrodestra. Si vota anche in 1.062 comuni, tra cui 18 capoluoghi di provincia.

A vincere nettamente, secondo tutti i sondaggi, sarà in ogni caso il partito dell’astensione: alcuni temono addirittura un flop storico, con oltre la metà degli elettori intenzionati a disertare le urne. La scelta del 31 maggio in questo senso non aiuta (arriva il gran caldo e c’è il ponte col 2 giugno) e i dati delle ultime Europee (41% di astenuti), che si sono svolte in questo periodo un anno fa, e delle Regionali di novembre (clamoroso quello emiliano, al di sotto del 40% di affluenza), rappresentano un trend allarmante, anche se il partito di maggioranza ha potuto vincere agevolmente contando sulle debolezze degli avversari. Per quanto riguarda le sette Regioni al voto, ecco i precedenti di partecipazione: nel 2010 votò il 66,4% in Veneto, il 60,9% in Liguria, il 60,7 in Toscana, il 65,3 in Umbria, il 62,7 nelle Marche, il 62,9 in Campania, il 63,1 in Puglia. La media fu del 63,1%, stavolta in alcuni casi è prevista persino inferiore.

Mentre al Nord la Lega dovrebbe confermarsi in Veneto e il Pd rischia qualcosa in Liguria (complice la concorrenza del candidato civatiano), e al Centro Renzi punta a un 3-0 che però potrebbe non essere così scontato, al Sud la battaglia è più che mai aperta: non tanto in Puglia, dove dovrebbe spuntarla senza problemi l’ex sindaco di Bari Michele Emiliano, quanto in Campania, dove dopo la condanna in primo grado per l’ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca e la polemica per gli “impresentabili” inseriti in alcune liste che lo sostengono, il Partito Democratico non deve sottovalutare i tentatvi di rimonta del centrodestra.

CAMPANIA

I risultati a Napoli e dintorni sono considerati incerti. Il favorito è comunque De Luca, che però negli ultimi sondaggi ha perso consensi, complice la condanna in primo grado per abuso d’ufficio, per la quale su di lui incombe la possibile spada di Damocle della legge Severino. A tal proposito proprio ieri è intervenuto il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, ricordando che “la legge Severino è utilissima ed il nostro obiettivo è difenderla, e si presenta sostanzialmente chiara nei suoi contenuti: quando e se De Luca sarà eletto, il presidente del Consiglio farà le sue valutazioni”. Sulla questione è intervenuto anche il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, precisando che la sentenza della Cassazione (che ha stabilito che nei confronti dei politici condannati è competente il giudice ordinario e non il Tar, ndr) “dice semplicemente che è il giudice ordinario e non quello amministrativo a dover decidere, ma non cambia l’applicazione della legge Severino, secondo la quale De Luca è candidabile ed eleggibile”. “De Luca – ha aggiunto Boschi – è stato scelto dai campani con le primarie, e i campani lo sceglieranno anche come presidente della Regione”.

Ma a impensierire il Pd c’è anche il caso dei candidati considerati “impresentabili” dallo stesso partito di governo, che ha quasi paradossalmente invitato gli elettori a non votarli. Alcuni erano stati vicini in passato ad ambienti della destra estrema oppure sospettati di avere qualche contatto con la camorra (come denunciato in un’intervista dallo scrittore Roberto Saviano), altri ancora sarebbero legati a Nicola Cosentino, ex parlamentare di Forza Italia in carcere per vicende legate alla criminalità organizzata. L’avversario più temibile per De Luca è dumque se stesso, anche se non va assolutamente sottovalutato il presidente uscente Stefano Caldoro di Forza Italia: anche lui indagato, nel marzo 2015, per abuso d’ufficio nell’ambito di un’inchiesta sul trasporto pubblico locale, non è però ancora arrivato al processo ma è anche lui accompagnato nella sua lista da qualche candidatura imbarazzante. 

Sondaggi. La situazione è tutt’altro che semplice per il candidato del Pd che anzi, stando ai risultati (senza alcun valore statistico) di un televoto durante un dibattito televisivo su Sky, è risultato scavalcato da Caldoro: l’esponente di Fi ha ottenuto il 48% delle preferenze, seguito da Valeria Ciarambino (Movimento 5 Stelle) con il 25 e De Luca con appena il 12%. Più realisticamente, un recente sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera vede l’ex sindaco di Salerno tra il 37 e il 40%, incalzato dal presidente uscente fra il 33 e il 36%. La candidata grillina è saldamente in terza posizione con una forbice tra il 14 e il 17%, mentre Salvatore Vozza di Sel si ferma intorno al 5%. 

Candidati. Vincenzo De Luca (Partito Democratico), Stefano Caldoro (Forza Italia, Nuovo centrodestra, Fratelli d’Italia), Valeria Ciarambino (Movimento 5 Stelle), Salvatore Vozza (Sinistra ecologia libertà, Rifondazione comunista), Marco Esposito (Lista civica mo’), Michele Giliberti (Forza nuova).

PUGLIA

Michele Emiliano è in netto vantaggio, ma la campagna elettorale non è stata facile: ci sono state molte divisioni tra Sel e il Partito Democratico. Ma l’era del dopo-Vendola (che ha governato per 10 anni) dovrebbe comunque essere all’insegna del centrosinistra, complici anche le sanguinose divisioni all’interno di Forza Italia, che si è spaccata tra sostenitori di Raffaele Fitto, che hanno proposto un loro candidato, e i berlusconiani doc, che invece hanno presentato la candidatura di Adriana Poli Bortone. Al momento sarebbe la seconda ad avere la meglio, ma la dispersione dei voti è tutta a vantaggio di Emiliano.

Sondaggi. Secondo i sondaggi Ipsos, l’ex sindaco di Bari è in vantaggio, con consensi che vanno dal 47% fino alla possibile maggioranza assoluta. Segue Adriana Poli Bortone, la candidata di Forza Italia ed ex sindaco di Lecce per due mandati, che si colloca tra il 20 e il 23%. Il candidato fittiano Francesco Schittulli, presidente della Provincia di Bari fino al 2014, otterrebbe invece tra l’11 e il 14%, meno di quanto si pensa possa raggiungere la candidata del Movimento 5 Stelle Antonella Laricchia, 28enne barese laureanda in architettura, pronosticata tra il 13 e il 16%. Gli indecisi e quelli che non intendono votare sono quasi la metà degli aventi diritto.

Candidati. Michele Emiliano (Partito Democratico, Partito comunista d’Italia, Popolari, Noi a sinistra per la Puglia, e altre liste civiche), Adriana Poli Bortone (Forza Italia), Francesco Schittulli (Oltre con Fitto, Nuovo centrodestra, Fratelli d’Italia), Antonella Laricchia (Movimento 5 Stelle), Michele Rizzi (Alternativa comunista), Riccardo Rossi (L’altra Puglia), Gregorio Mariggiò (Verdi).

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