Per l’Eurozona le attuali prospettive economiche “sono le migliori degli ultimi sette anni”. Ciononostante, ormai il potenziale di crescita dell’insieme dell’area euro è sotto l’1%, e ciò significa “che una parte significativa delle perdite subite durante la crisi diventerebbe permanente, con la disoccupazione strutturale che resterebbe sopra il 10 per cento e la disoccupazione giovanile elevata”. Lo ha detto oggi il presidente della Bce, Mario Draghi, nel suo discorso a Sintra, in Portogallo, dove è in corso il secondo Forum Bce. Il numero uno dell’Eurotower ha sottolineato poi che la politica monetaria “si sta facendo sentire sull’economia” e che “la crescita sta riprendendo”, poiché anche “le attese sull’inflazione sono risalite dai minimi”, ma questo “non significa affatto che non ci siano più sfide da affrontare: la ripresa ciclica non risolve da sola tutti i problemi dell’Europa”.
CON RIPRESA CI SONO CONDIZIONI PER MAGGIORE IMPEGNO SU RIFORME
D’altra parte, la stessa ripresa ciclica “ci dà condizioni quasi perfette – ha aggiunto – perché i Governi si impegnino in modo ancora più sistematico su quelle riforme strutturali che daranno una base stabile alla crescita. La politica monetaria può far tornare l’economia verso il suo potenziale. Le riforme strutturali possono alzare questo potenziale ed è il mix tra questi due tipi di interventi che porteranno a una stabilità e a un benessere duraturo”.
GLI STATI CEDANO ALL’EUROPA LA GOVERNANCE SULLE RIFORME STRUTTURALI
“Credo ci siano molte cose che parlano a favore di una governance sulle riforme strutturali esercitata congiuntamente a livello dell’Eurozona – ha continuato Draghi –.Visto che le riforme strutturali in ciascun Paese dell’area sono un legittimo interesse dell’intera unione, c’è bisogno di una forte collegialità nelle riforme non solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo. In ogni caso, tutta la discussione sull’importanza delle riforme strutturali porta a una sola conclusione: prima si fanno, meglio è”.
SPAGNA E ITALIA: PASSI AVANTI CON RIFORME MERCATO LAVORO E PRODOTTI
“Diversi Paesi hanno fatto significativi passi avanti sulle riforme strutturali durante la crisi e, in particolare, ci sono prove che l’inflazione è diventata più sensibile alle condizioni cicliche in quei Paesi che hanno fatto le riforme dei mercati del lavoro e dei prodotti, come Spagna e Italia”.
ECONOMIA FLESSIBILE FACCIA PARTE DEL DNA EUROPEO
Secondo il numero uno della Bce, un adeguato livello di flessibilità delle economie nazionali nell’area dell’euro “dovrebbe fare parte del nostro Dna comune. Come in ogni unione politica, il livello di coesione all’interno dell’area dell’euro dipende dal fatto che ciascun Paese sta meglio nell’unione piuttosto che fuori. La convergenza delle performance economiche è essenziale per tenere assieme l’unione mentre continue divergenze dovute alla non omogeneità strutturale, hanno l’effetto opposto”.
Per Draghi, inoltre, le riforme del mercato del lavoro in Europa devono fare leva sull’intensità del lavoro stesso, ovvero su flessibilità di orari e salari, piuttosto che su licenziamenti ed esuberi, se si vuole massimizzare i loro benefici positivi già sul breve termine.