Condividi

Istat: boom di famiglie in cui lavora solo la donna (2,4mln)

RAPPORTO ANNUALE ISTAT – Irregolare più di un lavoratore su 10 – In sei anni persi 800mila posti – Cancellati 2 milioni di lavoratori under 35 – Impennata del part time – L’8,3% dei residenti in Italia è composto da stranieri, che fanno i lavori rifiutati dagli italiani – Espatriati 3mila dottori di ricerca in 3 anni – Nel 2015 segnali di ripresa.

Istat: boom di famiglie in cui lavora solo la donna (2,4mln)

In 2,4 milioni di famiglie italiane, pari al 12,9% del totale, la donna è l’unica persona ad avere un lavoro. Lo scrive l’Istat nel rapporto annuale pubblicato oggi, sottolineando che si tratta di una percentuale in aumento rispetto agli anni scorsi: si fermava al 12,5% nel 2013 e nel 2008 era invece solo al 9,6%.

IRREGOLARE OLTRE UN LAVORATORE SU 10

Allo stesso tempo, in Italia risulta irregolare più di un occupato su dieci: il tasso era del 12,6% nel 2012, ma le differenze fra i settori rimangono ampie. Nell’agricoltura si tocca la punta del 21,9%, nelle costruzioni il 14,7% e nell’industria il 6,6%. Nel comparto dei servizi la percentuale arriva al 13,3%, con punte del 16,3% negli alberghi e pubblici esercizi. Il record assoluto è nel lavoro domestico, in cui si supera il 54%. 

IN SEI ANNI PERSI 800MILA POSTI

Nel rapporto Istat si legge poi che tra il 2008 e il 2014 sono stati persi in Italia 800mila posti di lavoro e sono stati soprattutto gli uomini a pagare il prezzo più alto. L’occupazione maschile si è ridotta di 875mila unità mentre quella femminile è aumentata di 64mila unità, pari allo 0,7%, anche se il tasso di occupazione femminile resta molto basso, al 46,8%, 12,8 punti in meno rispetto alla media europea. 

LA CRISI HA CANCELLATO 2 MILIONI DI LAVORATORI UNDER 35

Nello stesso periodo, prosegue l’Istat, sono spariti quasi 2 milioni di lavoratori under 35 (-27,7%) a fronte di un calo della popolazione nella stessa fascia di età di 947mila unità (-6,8%). Il tasso di occupazione degli under 35 è sceso di 11,3 punti percentuali, al 39,1% l’anno scorso, anche se la contrazione dell’indicatore si è decisamente attenuata (-0,8 punti percentuali) nel 2014 fino ad invertire la tendenza nel quarto trimestre (+0,3 punti).

BOOM DEL PART TIME: 4 MILIONI DI CONTRATTI 

Gli occupati part time sono oltre quattro milioni nel 2014, ma uno su due è involontario. Secondo l’Istat, i lavoratori part time rappresentano il 18,4% sul totale degli occupati; dal 2008, quando erano il 14,3%, sono aumentati di 784mila unità, ma “più che rispondere a un’esigenza di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro degli individui, il maggiore ricorso al tempo parziale sembra essere stata una delle strategie delle imprese per far fronte alla crisi”. 

IN ITALIA 8,3% DI STRANIERI, FANNO I LAVORI RIFIUTATI DAGLI ITALIANI

I residenti in Italia al primo gennaio 2015 erano poco meno di 61 milioni, dei quali 4,8 milioni di stranieri (l’8,3%), che “rappresentano sicuramente una risorsa per un Paese come il nostro, caratterizzato da invecchiamento e bassa fecondità”, ha detto il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, sottolineando che i migranti sono “disposti a svolgere lavori per i quali l’offerta dei cittadini italiani è scarsa”.

FUGA DI CERVELLI IN CRESCITA DAL 7 AL 1,9%

“Tremila dottori di ricerca del 2008 e 2010 (il 12,9%) vivono abitualmente all’estero”, spiega l’Istituto di statistica, sottolineando che “la mobilità verso l’estero è superiore di quasi sei punti a quella della precedente indagine (7% dei dottori di ricerca delle coorti 2004 e 2006)”. Sotto il profilo delle specializzazioni, la spinta ad andare fuori confine risulta più forte per fisici, matematici e informatici.

NEL 2014 ECONOMIA ANCORA IN FLESSIONE, NEL 2015 SEGNALI DI RIPRESA

“Il quadro relativo al 2014 – si legge ancora nel Rapporto – mostra per l’Italia ancora una flessione per l’attività economica. Dopo la forte contrazione del 2012 e 2013 (rispettivamente del 2,8% e dell’1,7%), il Pil italiano in volume ha segnato lo scorso anno una ulteriore riduzione, seppure di entità decisamente più contenuta (-0,4%); il livello è sceso al di sotto di quello registrato nel 2000. L’andamento dell’attività economica è risultato negativo per i primi tre trimestri e ha segnato una variazione congiunturale nulla nel quarto”. 

Nel primo trimestre 2015, invece, secondo la stima preliminare, “il Pil ha registrato un primo aumento congiunturale (0,3%) dopo cinque trimestri di variazioni negative o nulle. Il prodotto interno lordo risulta invariato su base tendenziale, mentre la crescita acquisita per il 2015 è pari a +0,2 per cento”.

Il 2015 si è aperto con segnali positivi – “Per il 2015, gli indicatori delineano prospettive positive in Italia e nel complesso dell’Unione economica e monetaria” si legge nella sintesi del Rapporto annuale 2015. “In Italia – continua – il 2015 si è aperto con una serie di indicazioni positive”, dalla produzione all’export.

Infine, da una simulazione dell’Istat emerge che senza il quantitative easing della Bce, il Pil per l’Unione monetaria e per l’Italia risulterebbe inferiore, rispetto a uno scenario base (relativo al quadro di previsioni fatto a marzo 2015), di un decimo di punto nel 2015 (-0,1) e di sette decimi nel 2016 (-0,7).

Commenta