Giornata di vendite sui principali listini europei, che nel corso della mattinata hanno allargato le perdite. Il Ftse Mib cede oltre l’1%, in linea con il resto d’Europa: Parigi -1,3%, Francoforte -0,89% e Londra -1,55%. Gran Bretagna e sterlina sono oggi osservate speciali nel giorno delle elezioni politiche più incerte da secoli. All’orizzonte anche il possibile referendum sull’unione europea che, dopo il rischio Grexit, paventa un rischio Brexit sui mercati.
I realizzi scattati a Wall Street, anche in relazione alle parole di Janet Yellen che ritiene la valutazioni azionarie “piuttosto alte”, e l’incertezza che continua a caratterizzare la situazione greca non lasciano spunti positivi ai mercati. Ma sotto i riflettori sono soprattutto ancora i bond governativi.
Non sembrano arrestarsi le vendite sul Bund, il cui rendimento è oggi in salita allo 0,64%, secondo i dati Bloomberg, dopo aver toccato un +0,74%. Colpiti anche i periferici con il Btp decennale che ha sfiorato il 2% (mentre lo spread Btp-Bund è in calo attorno a quota 125 punti base) e al momento rende l’1,96%, mentre il Bonos decennale l’1,93%. Il titolo francese è tornato per la prima volta da dicembre sopra l’1% e al momento, secondo i dati Bloomberg, rende lo 0,96%.
Si tratta per molti di un contraccolpo fisiologico dopo l’euforia innescata dal Qe e alla luce del le nuove aspettative sull’inflazione legate al rialzo dei prezzi del petrolio saliti attorno ai 60 dollari al barile (il Wti).
Intanto, per l’Italia arrivano buone notizie sul fronte della crescita. L’Istat ha alzato le proprie stime sul Pil allo 0,7% in termini reali nel 2015, cui seguirà una crescita dell’1,2% nel 2016 e dell’1,3% nel 2017. Il tasso di crescita del Pil per l’anno corrente è stato rivisto al rialzo di 0,2 punti percentuali rispetto a novembre 2014.
Riprende anche l’inflazione: nella media dell’anno si attesterà a +0,2% e nel biennio successivo riprenderà il processo inflazionistico. In assenza dell’applicazione delle clausole di salvaguardia relative ad accise e aliquote Iva, precisa l’Istat, nel 2016 il deflatore della spesa per consumi finali delle famiglie è previsto all’1,4% e poco sopra nel 2017.
Sempre sul fronte macroeconomico, gli ordini all’industria tedeschi diffusi oggi sono risultati in rialzo dello 0,9% su base mensile e del 6,2% su base annua. Cala invece in Francia la produzione industriale: -0,3% a marzo su febbraio, quando la crescita era stata nulla.
Nell’Ue per la prima volta dallo scoppio della crisi finanziaria il tasso di occupazione delle persone fra 20 e 64 anni è aumentato nel 2014 arrivando al 69,2% ma non riuscendo ancora a tornare al picco del 2008 (70,3%). Ora il mercato guarda alle richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione in arrivo nel pomeriggio dagli Usa ma soprattutto il dato sulla disoccupazione atteso per domani pomeriggio.
A Piazza affari appesantiscono l’indice Saipem (-3,33%), Mediolanum (-3,3%), Cnh Industrial (-3,27%). Tra i peggiori anche il lusso di Ferragamo (-2,99%) e Moncler (-2,62%). Controtendenza ancora le banche in attesa dell’infilata di trimestrali della prossima settimana. Ubi sale dell’ +1,53%, Bper +1,2%, Mps +1,10% e Banco Popolare +0,36%. Miglior titolo è però Generali, che sale dell’1,76%.