L’esposizione presenta una selezione di opere realizzate da grandi artisti internazionali dagli anni Settanta ad oggi. Disegni, oggetti, installazioni, fotografie e video dedicati al tema arte e cucina. In scena sono le opere di Sonja Allhäuser, Joseph Beuys, Tobias Hantmann, Felix Gonzàlez-Torres, Schirin Kretschmann, Maik und Dirk Löbbert, Aldo Mondino, Heike Mutter + Ulrich Genth, Martin Pfeifle, Claus Richter, Rudolf Schwarzkogler, Daniel Spoerri, Wolfang Stehle, Thomas Sterna, Stefan Tschurtschenthaler
Le arti visive hanno sempre considerato con attenzione il tema del cibo. Basti pensare all’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, alle nature morte dipinte dai maestri olandesi del XVII secolo o all’opera Colazione sull’erba di Édouard Manet. A partire dagli anni Sessanta e dalla nascita della “Eat Art” il cibo passa dall’essere motivo di rappresentazione artistica bidimensionale all’essere utilizzato come materiale per porre in essere opere d’arte.
La mostra “RICETTE D’ARTISTA. Tra arte e cucina” presenta una serie di posizioni che approcciano da vari punti di vista gli oggetti e le azioni legate all’ambito della cucina e dell’alimentazione. Lo spettro di esplorazione tematica è variegato, abbraccia aspetti esistenziali e sensoriali caratteristici del mondo cucina, del cibo e delle bevande, ma anche l’estetica dei materiali e il simbolismo di taluni alimenti. La mostra comprende anche lavori che esprimono una forma di critica sociale volta ad interrogare la società dei consumi e l’assurdità di alcuni nostri comportamenti di consumo quotidiano. Altre opere si confrontano con gli elementi in comune tra realizzazione artistica e preparazione culinaria.
Il percorso espositivo inizia con una serie di opere degli anni Settanta e Ottanta, come un tableau piège del 1973 de ll’artista romeno-svizzero Daniel Spoerri. È una sorta di immagine pop-up da cui emergono i resti di una pausa caffè/sigaretta. I famosi quadri trappola di Spoerri sono fatti di vere e proprie stoviglie e avanzi di cibo che l’artista ha provveduto a fissare allo stesso tavolo sul quale sono state lasciate dopo il loro uso/consumo. La sola cosa che cambia è la posizione degli elementi rispetto all’osservatore, da orizzontale il tavolo è collocato in verticale e l’aspetto che assume è quello di un quadro.
Joseph Beuys assegna ad alimenti quali il miele, il pesce, il grasso animale, un importante significato simbolico. L’edizione “Pompa di miele” del 1985, è una sorta di summa dell’arte beuysiana. Comprende disegni, fotografie e la registrazione su nastro di un’azione della durata di 6 ore in cui l’artista spiega il concetto che sottende l’opera da lui realizzata nel 1977 per dOCUMENTA VI “Pompa del miele sul posto di lavoro”.
“Placebo (Landscape for Roni)” (1973) è un lavoro dell’artista cubano Felix Gonzalez-Torres, composto da 500 Kg di cioccolatini in carta dorata realizzata nel 1993. I visitatori della mostra sono esplicitamente invitati a raccogliere i cioccolatini e a mangiarli, aspetto che vuole condurre intenzionalmente alla dissoluzione stessa del lavoro. Il consumo e l’assimilazione dell’opera innestano in questo modo una vicinanza molto speciale tra fruitore e opera d’arte.
“Maccaron” (1998) riflette invece sulle buone maniere dello stare a tavola e sulla cultura dell’alimentazione. L’autore tedesco Wolfgang Stehle ha realizzato un oggetto fatto con ciotole, piatti e pentole volto a preservare la tovaglietta da pranzo di ognuno da eventuali macchie di cibo. Un’opera che trasforma un atto quotidiano in un comportamento del tutto assurdo, riflettendo con ironia sull’utilità effettiva delle moderne attrezzature da cucina.
Il video “The Perfect Kitchen Show” (2013), di Thomas Sterna mostra l’artista altoatesino in una cucina completamente attrezzata mentre prepara un piatto secondo le istruzioni indicate da uno chef TV. La cucina, simbolo dell’ordine borghese, comincia lentamente a ruotare sul proprio asse, mentre gli utensili e gli alimenti cadono dagli armadietti generando un caos totale, dal quale però l’artista non si lascia distrarre, seguitando stoicamente a cucinare.
Stefan Tschurtschenthaler ha realizzato un progetto appositamente pensato per la mostra. Nell’arco di diverse stagioni si è recato nel giardino dell’erborista meranese Priska Weger e ha lì fotografato alcune erbe selvatiche. Questo tipo di erbe, che nella preparazione culinaria assumono il ruolo di “aiutanti silenziosi”, diventano nelle foto dell’artista meranese un soggetto inatteso. Egli ha voluto mostrarle da una nuova prospettiva, tematizzando con ciò il nostro rapporto con la natura.