La Juventus è campione d’Italia. Per la quarta volta consecutiva i bianconeri vincono lo scudetto e si portano a quota 31 (o 33, a seconda dei punti di vista). Mai come quest’anno si tratta di un successo meritatissimo, quasi scontato: colpa degli avversari (l’anno scorso, pur facendo molti più punti, la Juve aveva dovuto sudare un po’ di più) ma, soprattutto, merito di una squadra straordinaria per fame e mentalità. Celebriamola allora con il pagellone dello scudetto, il primo dell’era Allegri.
BUFFON 8 – Alla faccia di chi lo considerava finito! Super Gigi ha regalato una stagione straordinaria, senza dubbio la migliore degli ultimi anni. Nessun errore, tante parate determinanti e la solita, indiscussa, leadership. A 37 anni compiuti è ancora lui il numero uno dei numeri uno, e Neto può attendere…
LICHTSTEINER 7,5 – Meno devastante che in passato, ma solo per i cambiamenti tattici della squadra. Con Conte lo svizzero era abituato a un continuo “saliscendi” sulla fascia destra, condito, peraltro, da un martellamento perenne della panchina, con Allegri invece ha dovuto imparare a gestirsi in maniera diversa. Stagione molto positiva, sia da esterno di centrocampo che da quarto di difesa. Terzini come lui non se ne trovano facilmente.
BONUCCI 8 – Uno dei protagonisti per eccellenza. Che si giochi a 3 o a 4 lui c’è sempre e pazienza se, ogni tanto, si permette qualche svarione. Bonnie è un punto di riferimento assoluto: quando Pirlo è marcato a uomo (praticamente sempre) i compagni lo cercano e lui li ripaga con tecnica (fuori dal comune per un difensore) e personalità. Quest’anno, poi, si è concesso persino il lusso di segnare gol pesanti: alla Roma e alla Lazio, giusto per ribadire la superiorità della Signora.
CHIELLINI 8 – Solita roccia, sotto tutti i punti di vista. Passano gli anni ma Giorgione è sempre lì, con il consueto rendimento da scudetto. Il suo vocabolario, evidentemente, non conosce la parola “sazietà”: gioca con la fame di chi non ha mai vinto nulla. Tanto agonismo lo porta, qualche volta, a esagerare un po’ ma quest’anno, tutto sommato, si è controllato di più. Emblema della Juventus e della sua mentalità.
EVRA 6,5 – Patrice ci ha messo un po’ a capire il calcio italiano, tanto che, i primi tempi, il suo acquisto suscitava ironie e perplessità. Alla lunga però è uscita tutta l’esperienza di un giocatore importante, protagonista di trionfi assoluti con il Manchester United. Certo, l’Evra dei tempi d’oro era un’altra cosa ma anche questa versione, tutto sommato, fa la sua figura.
BARZAGLI 7 – Alzi la mano chi, un paio di mesi fa, avrebbe immaginato un Barzagli protagonista. Fermo quasi 9 mesi per un brutto infortunio, a rischio addirittura per il proseguo della carriera (parole sue), il difensore è rientrato come se niente fosse, permettendo ad Allegri di alternare indifferentemente moduli e sistemi di gioco. Giocatore eccellente, proprio come il suo senso della professionalità. Sullo scudetto numero 31 c’è anche la sua firma.
PIRLO 8 – E meno male che non andava d’accordo con Allegri! Il genio bresciano ha vinto anche questa battaglia, regalando l’ennesima stagione spettacolare. Certo, gli anni passano e l’intensità, a volte, ne risente. Ma quando c’è da circolare il pallone è ancora uno dei migliori al mondo, per non parlare dei suoi gol, sempre più belli (riguardare quello con l’Atalanta please) e pesanti (su tutti la sassata nel derby a 4 secondi dalla fine). Fuoriclasse assoluto, da clonare il prima possibile.
MARCHISIO 9 – Il Principino è diventato re. La sua miglior stagione di sempre, senza ombra di dubbio. Regista davanti alla difesa, interno di centrocampo: per lui non fa differenza. La classe non gli manca così come la voglia di correre e lottare, non a caso il popolo bianconero lo ama proprio come Massimiliano Allegri. Che per lui stravede ed effettivamente è difficile, se non impossibile, dargli torto.
POGBA 8 – L’infortunio lo ha tolto dalla scena proprio nel momento più bello, dimenticarsi di lui però è assolutamente impossibile. Il “polpo” ha ormai raggiunto livelli da star assoluta, tanto da stuzzicare le voglie dei più grandi club del mondo. Classe cristallina, strapotere fisico e atletico, senso tattico e maturità: al repertorio manca solo una maggior concretezza sotto porta, poi si potrà tranquillamente parlare di Pallone d’Oro.
VIDAL 7 – Stagione difficile la sua, conclusa però in crescendo. Il Guerriero ha pagato l’operazione al menisco pre Mondiale, una tassa che ha dovuto scontare per mesi e mesi. Negli ultimi tempi le cose vanno decisamente meglio: ora, per dirla alla Allegri, corre invece di rincorrere. Suo il gol decisivo per lo scudetto, sempre suo quello che ha portato la Juve alle semifinali di Champions League. Quando il gioco si fa duro ci pensa Arturo…
PEREYRA 8 – Fiore all’occhiello della gestione Marotta-Paratici (voto 9 per la coppia), acquisto sottovalutato da molti ma rivelatosi importantissimo. Il Tucumano ha fatto breccia nel cuore di Allegri proprio come il primo Boateng ai tempi del Milan, con una sostanziale differenza: lui si sbatte e pure parecchio. Trequartista atipico, proprio come piace a Max, l’argentino è entrato nella Juve in punta di piedi e non ne è più uscito. Fino a diventarne uno dei protagonisti.
TEVEZ 10 – Come il numero che porta sulla maglia. Cosa dire, d’altronde, della sua straordinaria stagione, la migliore della carriera? 20 gol in campionato, cifra tonda che, peraltro, può ancora crescere, 7 assist, due polmoni infaticabili e la solita, grandissima, qualità. Il tutto con un cuore enorme, caratteristica che lo rende unico. Perché l’Apache, a differenza di quasi tutti i suoi colleghi, gioca ancora come se si trovasse in un campetto di periferia, magari contro avversari brutti e cattivi. Un leone, esempio assoluto per tutti. Degno di portare la maglia che fu di capitan Del Piero.
MORATA 7,5 – Giovane ma già pronto. C’era tanta attesa attorno a lui e la cosa poteva anche creargli qualche problema, invece lui ha dimostrato spalle larghe e personalità, oltre che una classe cristallina. E così lo spagnolo si è preso la Juve, seppur a fasi alterne. Non sempre infatti ha trascinato i compagni, è giusto però perdonargli qualcosa vista la giovanissima età. Rendimento importante (7 gol in campionato), da prima fascia. E può ancora migliorare molto…
LLORENTE 6 – Piccola delusione, forse l’unica dell’annata bianconera. Fernando non ha saputo ripetere i fasti dello scorso anno, finendo per perdere il posto in virtù di Morata. Doveva insegnargli a capire la Juve, si è ritrovato a guardarlo giocare dalla panchina. Forse però ci aveva abituati troppo bene, perché tutto sommato il suo dovere lo ha fatto. 6 gol in campionato non sono molti, va anche detto che, probabilmente, ha pagato il cambio di allenatore più dei suoi compagni. Conte chiedeva molti cross, Allegri predilige la manovra ragionata. E Llorente ha finito per mostrare la sua vera natura: buon giocatore, senza infamia e senza lode.
ALLEGRI 9 – Il grande vincitore. “Prendere in mano la squadra il 15 luglio e riportarla alla vittoria, è per fare questo che ci vogliono le palle! Grazie Max”. Con questo tweet il presidente Agnelli (9 anche a lui) lo ha celebrato, cancellando, di fatto, il fantasma di Conte. Con cui Allegri ha dovuto convivere per mesi: situazione difficile, in cui era più facile perdere che guadagnare. Non è un allenatore protagonista e questo, in certi casi, è sicuramente un limite. Non in questa Juventus però: lì serviva un buon gestore, uno capace di guidare un treno in corsa, senza farlo deragliare con mosse azzardate. Lo ha fatto al meglio e anche se il suo calcio non brilla per innovazione o spettacolo ha vinto, questo conta. Fiuuuu, direbbe lui…