Sergio Cragnotti e Cesare Geronzi sono stati condannati anche in secondo grado per il crack Cirio: l’ex patron del gruppo agroalimentare a 8 anni e 8 mesi di reclusione, l’ex presidente della Banca di Roma e di Capitalia a 4 anni. In entrambi i casi il reato contestato è bancarotta per distrazione di fondi.
La requisitoria del procuratore generale Gustavo De Marinis davanti ai giudici della corte d’Appello di Roma è di quasi un anno fa, del maggio 2014. In quell’occasione, il magistrato chiese la conferma della sentenza emessa in primo grado.
Nella sostanza, i giudici dell’Appello hanno soddisfatto la richiesta del Pg, scontando solo quattro mesi a Cragnotti per la prescrizione del reato di bancarotta preferenziale.
I fatti incriminati risalgono al 2003, quando furono mandate obbligazioni in default per 1,125 miliardi di euro, coinvolgendo decine di migliaia di risparmiatori.
I giudici dell’Appello hanno anche confermato l’assoluzione dell’ex amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, Giampiero Fiorani, e della moglie di Cragnotti, Flora Pizzichemi, “per non aver commesso il fatto”.
Per Elisabetta e Massimo Cragnotti, figli di Sergio, i giudici hanno dichiarato la prescrizione del reato contestato, mentre per un altro figlio, Andrea, la condanna è stata di 2 anni e 4 mesi (erano 4 anni in primo grado).
Condannato a 3 anni e 10 mesi anche il genero di Cragnotti, Filippo Fucile (in precedenza 4 anni e 6 mesi).