Dollaro in discesa sullo yen, prevalenza di vendite in Borsa. Comincia all’insegna della prudenza il nuovo anno finanziario in Giappone, dopo la chiusura dei bilanci a fine marzo. L’indice Nikkei perde circa un punto, sotto la pressione degli acquisti di yen. In ribasso anche le altre piazze asiatiche, con l’eccezione della Cina. Frena ancora l’economia, cresce l’attesa di interventi della banca centrale.
Recupera anche l’euro a quota 1,0773.
L’aumento della fiducia dei consumatori non ha impedito a Wall Street di subire una brusca correzione dopo l’exploit di lunedì. Scivola il Dow Jones (-1,11%). S&P -0,7%. Il Nasdaq chiude a -0,94%. I listini Usa chiudono così il mese in rosso con perdite tra lo 0,4 e lo 0,6%. Ma nel primo trimestre sia il Dow Jones (+0,5%) che l’S&P chiudono con un saldo positivo, come accade da 9 trimestri, una delle strisce più lunghe del dopoguerra. Ancora meglio la perfomance del Nasdaq (+4,1%).
Vacillano i prezzi del greggio: Brent sotto i 57 dollari, Wti a 47,7. L’attenzione è concentrata sulle ultime battute del negoziato sul nucleare iraniano. E’ prevalsa la tesi di proseguire i lavori ad oltranza, dopo la scadenza di mezzanotte già fissata come data ultima.
BUFFETT: IL GREXIT NON SAREBBE MALE PER L’UROZONA
Segnano il passo le Borse del Vecchio Continente: sia il dato sull’inflazione che sul numero dei senza lavoro hanno raffreddato gli animi. Intanto, al di là delle rassicurazioni ufficiali, l’accordo sulla Grecia non arriva. Warren Buffett ha detto che “l’uscita della Grecia non sarebbe un male per l’eurozona”. Ieri Milano ha così chiuso la seduta con un ribasso dello 0,44%. Peggio Francoforte (-0,99%), Parigi (-0,98%) e Londra (-1,72%). Cede nel finale anche Madrid (-0,07%).
MILANO ARCHIVIA IL TRIMESTRE DEI RECORD: PRIMA BPM, SEGUE FCA
Nonostante il finale in sordina il primo trimestre del 2015 ha regalato, complice il Qe della Bce, performance memorabili alle Borse europee. L’indice Ftse Mib di Milano registra una salita del 22%, affiancato dal Dax di Francoforte. Madrid è salita del 12%.
Ben 26 blue chips del Ftse Mib su 40 hanno battuto l’indice. Nessuna ha chiuso il trimestre in rosso. Resistono i petroliferi, pur sotto la media del paniere principale: Eni +11%, Saipem +7,8% e Tenaris +4,5%. Nella top ten prevale Bpm (+73%), ma figurano anche Bper (+47,8%) e Banco Popolare (+43,6%). Trimestre ruggente per Fiat Chrysler (+58,6%). Ma sono tanti i temi positivi, dal lusso alla corsa dei gestito.
YOOX RE DELL’E-COMMERCE. E DOPO RICHEMONT ARRIVANO ALTRI SOCI
Il titolo leader di ieri è stato senz’altro Yoox, +11,09% dopo l’accordo con Richemont che proietta la società bolognese ai vertici dell’e-commerce del lusso mondiale. Federico Marchetti e il colosso del lusso con portafoglio elvetico hanno deciso di fondere Yoox con Net-à-Porter, la società parigina del gruppo già corteggiata da Amazon. L’operazione prevede la creazione di una newco di diritto italiano in cui confluiranno le attività dei due competitor che vantano oggi un fatturato aggregato di 1,3 miliardi.
La governance prevede che la guida spetti a Marchetti, mentre Richemont avrà 2 consiglieri su 12: il patto prevede che Richemont, forte del 50% del capitale, voti solo con il 25. E’ previsto un aumento di capitale per 200 milioni e l’ingresso di nuovi soci: batte alle porte il Qatar. JP Morgan promuove l’accordo che avrà un valore transformational per Yoox. Per Mediobanca Securities “l’operazione ha molto senso” sul piano industriale.
FRENA FCA, EXOR FA CASSA CON IL MATTONE USA. RIPARTE LA CORSA DI PININFARINA
Battuta d’arresto per i titoli automotive. Frena anche Fiat Chrysler (-1,4%) alla vigilia dei dati di oggi sulle immatricolazioni di marzo. Chiude in terreno positivo Exor (+0,28%). La finanziaria conta di chiudere la vendita di Chshman & Wakefield entro l’inizio di maggio. Rallenta Pirelli (-077% a 15,46 euro), nel giorno del dividendo: 0,367 alle ordinarie, meglio delle attese e della cedola, 0,32 euro, di un anno fa. Sull’utile pesa la svalutazione delle attività in Venezuela (72 milioni).
Torna invece a volare Pininfarina (+8,68%) in attesa della vendita. Accanto all’offerta dell’indiana Mahindra e Mahindra ne figura una seconda del fondo Usa Cheyne Capital.
SARAS NON SI FERMA PIU’. AI BROKER PIACE BUZZI
Saras si conferma un cavallo di razza: +8,38% sull’onda del miglioramento dei margini di raffinazione. Anche Mediobanca Securities (target price da 1,8 a 2,34) e Kepler Chevreux (1,8 da 1,6) hanno aumentato le stime sulla società. Nei giorni scorsi una mossa analoga l’avevano fatta Banca Imi e Société Générale.
Tra i titoli premiati dai broker c’è anche Buzzi dopo l’acquisto di Sacci: Fidentis ha alzato il giudizio da hold a buy; Citigroup aumenta il target price da 11,3 a 14 euro e Kepler Chevreux da 11,5 a 13,5 euro.
Una nota positiva anche per Rcs (ieri +2,3%). Anche Urbano Cairo, che ha aumentato la sua quota al 4,67%, ha presentato una lista di consiglieri per il prossimo Cda che dovrà, tra l’altro, scegliere il nuovo direttore del Corriere della Sera.
ARIA DI NOZZE PER BPER E BPM. ANIMA BENEDETTA DA GOLDMAN
Continua nel gestito il rally di Anima holding (+1,1%) benedetta da Goldman Sachs (raccomandazione buy, prezzo obiettivo 5,85 euro). Tra i bancari avanza Bper (ieri +0,18% a 8,135 euro): Equita ha alzato il prezzo obiettivo da 7,1 a 8,8 euro. La ragione sta nella prospettiva del risiko delle popolari, partner preferito Bpm (ieri -0,89%). Chiudono in rialzo Ubi (+1,32%) e Banco Popolare (+0,48%). Arretrano Intesa (-1,25%) e Mediobanca (-0,72%).