In un mondo economicamente e finanziariamente interconnesso come quello in cui viviamo, ogni azione produce effetti sugli altri Paesi. E se a muoversi è la Banca centrale degli Stati Uniti, non può che essere altrimenti.
Ora che la zona euro gode d’un ritrovato fascino nei confronti degli investitori, i mercati Emergenti sono tornati la preoccupazione numero uno, Grecia a parte.
Infatti, l’avvicinarsi della stretta monetaria della Fed e l’apprezzamento sensibile del dollaro espone i Paesi Emergenti a due rischi principali.
1. Un’inversione dei flussi finanziari. Negli ultimi anni, i Paesi Emergenti hanno potuto godere di un’ingente quantità di liquidità proveniente dai Paesi Sviluppati che, stando alle ultime cifre della BIS, ha superato il picco pre-crisi.
2. L’aumento del peso del debito. Il deprezzamento della valuta nazionale ha aumentato il peso del debito emesso in una valuta straniere (ad esempio in dollari) e può minare la capacità di un’azienda, ma anche quella di un paese, di remunerare il proprio debito e incorrere quindi in un potenziale default.Il rischio che il verificarsi di uno di questi due eventi possa sfociare in una crisi finanziaria c’è, ed è inutile nasconderlo.
Nell’asset allocation di marzo 2015 che vi proponiamo, noi di AdviseOnly abbiamo mantenuto un giudizio neutro sulle azioni dei Paesi Emergenti che, tanto nei Portafogli Express quanto nei Portafogli Premium rappresentano una discreta fetta dell’esposizione azionaria fondamentalmente per due motivi.
1. Non ci sono segnali allarmanti: da anni si parla di una crisi dei Paesi Emergenti e in particolare di un atterraggio brutale dell’economia cinese (hard landing) ma, almeno per adesso, niente di tutto ciò è all’orizzonte.
. i Paesi Emergenti continuano ad avere una dinamica di crescita (previsioni sul PIL, crescita della popolazione e reddito pro-capite) migliore dei Paesi Sviluppati;
. l’indebitamento è più basso di quello dei Paesi Sviluppati sotto tutti i punti di vista (governi, società e istituzioni finanziaria);
. le banche centrali hanno maggiori margini di manovra ed hanno accumulato importanti riserve in valuta estera per difendere l’eccessivo deprezzamento del cambio;
. sul fronte del credito, la scadenza dei debiti contratti dalle società è piuttosto lunga, la percentuale di debito in valuta estera rimane modesta rispetto al volume complessivo e il credito contratto dalle società è per lo più di natura domestica.
2. Sono convenienti: oltre ad avere valutazioni interessanti in valore assoluto, i Paesi Emergenti offrono un rendimento supplementare (premio al rischio) notevole rispetto ai mercati sviluppati. L’attuale earning yield è del 3,5%, rispetto all’1,5% degli ultimi 14 anni. Inoltre, tale rendimento sembra interessante anche rispetto al livello di stress finanziario segnalato dal Barometro del rischio dei Paesi Emergenti.
Concludendo, le condizioni di mercato dei Paesi Emergenti sono attualmente sotto controllo e i rendimenti offerti dalle loro azioni sembrano giustificare la nostra esposizione che, nel complesso, rimane prudente e molto diversificata.