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Governo, conto alla rovescia su Telecom

Palazzo Chigi ridimensiona le voci sullo spegnimento della rete in rame ma i mercati tengono alta l’attenzione in attesa del consiglio dei ministri di domani – Sali e scendi del titolo sulle indiscrezioni di un interessamento della francese Orange – La partita con Metroweb e il braccio di ferro con Mediaset sulle torri di trasmissione della Rai

Governo, conto alla rovescia su Telecom

Telecom Italia è più che mai sotto i riflettori. In Borsa il titolo stamattina ha aperto in rialzo del 2,6% – ben al di sopra dell’andamento del listino ma si è poi ridimensionato – sulle voci di un interesse da parte dei francesi di Orange rimbalzate dall’altra parte dell’oceano. Ma è soprattutto il conto alla rovescia sul progetto del governo per la banda ultralarga, che sarà presentato domani in consiglio dei ministri, a tenere alta l’attenzione.

In ballo è il piano “Ring” (Rete Internet Nuova Generazione) che, stando alle anticipazioni circolate sulla stampa, accelera il passaggio dalla rete in rame a quella in fibra.

La partita con Orange

 Nel weekend il Ceo di Orange Stephane Richard ha parlato, in un’intervista al Journal du Dimanche, di “scambi di punti di vista” tra i manager delle due compagnie per una possibile alleanza mentre gli uomini della comunicazione di Telecom smentiscono l’esistenza di colloqui.  In dichiarazioni riprese dal Wall Street Journal al Mobile World Congress di Barcellona, Richard parla invece di “pura discussione interna” sul tema. “Ci stiamo pensando, penso che sarebbe un’operazione interessante”, afferma il manager.
Il risultato è che il titolo ha toccato i massimi dell’anno a 1,11 euro stamane. I volumi sono pari a poco più di un terzo della media dell’ultimo mese sull’intera seduta mentre lo Stoxx del settore in Europa sale dello 0,39%.

Il Piano Renzi

Ma le voci, e le dichiarazioni di Orange, arrivano a meno di ventiquattr’ore delle decisioni del governo sul forte rilancio della banda larga in Italia con un piano di finanziamento di 6 miliardi pubblici, a valere sui fondi europei. E sebbene il premier  abbia assicurato che non ci saranno fughe in avanti o provvedimenti dirigisti, visto che Telecom fino a prova contraria è un gruppo privato e quotato in Borsa, l’intenzione dichiarata dell’esecutivo è di spingere per  assicurare all’85% degli italiani una copertura a 100 Mega entro il 2020. “La banda larga ci serve come il pane” ha chiarito in modo molto semplice ma sicuramente efficace Renzi.

Il punto è: come, allora, realizzare l’obiettivo? Negli ultimi giorni si sono fronteggiate due diverse  “scuole”: secondo il piano preparato da Raffaele Tiscar e sul tavolo del ministero dello Sviluppo lo switch off del rame (lo “spegnimento” del vecchio doppino a beneficio della nuova infrastruttura in fibra)  è pianificato nell’arco dei prossimi 15 anni (al 2030 e con tappe intermedie). La nuova rete sarebbe disegnata, inoltre, sul modello Fttb-Ftth e cioè con la fibra che arriva direttamente all’immobile. Ma c’è chi, come l’ex ad di Luxottica e ora consigliere di Renzi a palazzo Chigi, ritiene preferibile una soluzione  più soft.

Palazzo Chigi frena le indiscrezioni

“Sul piano della banda ultra larga le bozze di documento, o presunte tali, che in queste ore vengono anticipate, non corrispondono al testo che il governo discuterà martedì al Consiglio dei ministri”, ha fatto sapere Palazzo Chigi definendo “falsa” ogni anticipazione: il testo, si rende noto, sarà disponibile da martedì pomeriggio. Per questo, “trattandosi di argomento particolarmente sensibile”, le stesse fonti spiegano di attenersi a “documenti ufficiali”.

Vale ricordare che l’ipotesi di un decreto è stata scartata dal sottosegretario allo Sviluppo, Antonello Giacomelli. Il governo potrebbe perciò  prendere tempo analizzando, domani, solo il piano per incentivare la banda ultralarga, comunque rilevante con i suoi 6 miliardi di dote. Oppure potrebbe decidere sì per decreto ma senza fissare date specifiche. La seconda ipotesi è meno probabile.

Di sicuro Renzi darà un segnale di avanzamento. Non ci sono dubbi, da un punti di vista tecnico, sulla necessità e l’urgenza di recuperare un ritardo annoso dell’Italia, fanalino di coda di tutte le statistiche Ue e Ocse sull’utilizzo della banda larga.  Ma le decisioni dovranno tenere conto del fatto che Telecom è privata e quotata. L’azienda non ha fatto mistero di temere,  dal piano Ring così come inizialmente delineato, un impatto negativo di 1 miliardo l’anno sull’avviamento della rete (in bilancio a 15 miliardi di cui 11, appunto, di avviamento).

La partita Metroweb

Non manca chi vede sullo sfondo, attraverso il piano Ring, il tentativo di riportare Telecom Italia al tavolo di negoziazione con Metroweb, dopo la decisione annunciata da Patuano e Recchi di chiudere le trattative. Metroweb, azienda controllata al 46,2% dalla Cdp, ha già la fibra a Milano e ha la struttura giusta per bussare ai fondi Ue necessari per portare Internet a 100 mega al secondo in quasi tutto il Paese entro il 2020. Ma il progetto di farne il veicolo attraverso il quale realizzare  la nuova infrastruttura in fibra si è incagliato sul nodo del controllo tanto che Telecom ha deciso di camminare da sola, accelerando gli investimenti nel piano industriale 2015-17 da poco presentato a Londra che prevede una spesa di 3 miliardi sulla fibra nel triennio. E c’è chi lega la partita sulla rete Ngn (Next generation network) anche alle vicende di Rai Way e Mediaset, ai ferri corti sull’acquisto delle torri di trasmissione. Televisione (magari con Netflix), Internet, fibra: da qui passa il futuro, sempre più integrato delle comunicazioni.

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