Come indicato da Intesa Sanpaolo, l’interscambio commerciale della Cina col resto del mondo nel 2013 ha raggiunto i 4159 miliardi di dollari (+7,6% rispetto all’anno precedente), in un contesto dove le esportazioni (2209 mld, +7,8%) sono superiori alle importazioni (1950 mld, +7,2%). I dati ancora provvisori relativi al 2014 vedono una crescita dell’interscambio contenuta al 3,5%. E se il livello delle importazioni risulta essere sostanzialmente invariato, l’export ha segnato un incremento del 6%. Gli scambi commerciali, effettuati prevalentemente con mercati asiatici (57%) e americani (20%), in particolare USA (13%), Hong Kong (10%), Giappone (8%), Corea del Sud (7%), hanno visto nel 2013 un generale incremento da parte di HK e Corea. L’Europa fornisce e acquista poco meno di un quinto del totale scambiato, dove l’Italia si colloca al 26° posto tra i maggiori fornitori e al 22° posto tra i clienti, con una quota di circa l’1%.
Se offriamo uno sguado al dettaglio merceologico, vediamo come nel 2013 a prevalere siano state le importazioni di macchinari (37%), minerali (24%), prodotti chimici (7%), merci varie (6%), mezzi di trasporto e prodotti agroalimentari (entrambi con il 5%). Tra le esportazioni sono rilevanti i macchinari (46%), i prodotti del tessile e abbigliamento (17%), metalli (7%), mezzi di trasporto (5%), prodotti chimici (5%) e pietre vetro e ceramica (4%). Il saldo netto è positivo per macchinari, tessile e abbigliamento, mobili, pietre, vetro e ceramica, metalli; è negativo invece per minerali, prodotti chimici, quelli agro-alimentari, merci varie, gomma e plastica, legno e carta.
In questo scenario, lo stock di investimenti diretti esteri (IDE) in Cina nel 2013 era pari a 957 mld, pari a circa il 10,3% del PIL. I maggiori investitori al 2012 sono stati asiatici, sebbene molti di essi risultino esere solo Paesi di transito. L’Italia si colloca al 23° posto. I principali settori di destinazione sono quelli relativi a manifattura, immobiliare, commercio, leasing e trasporti. Il Ministero degli Affari Esteri italiano (MAE) rileva diverse opportunità nei settori alimentare, meccanica, logistica e distribuzione, sanità e prodotti farmaceutici, arredamento.
Le esportazioni italiane nel 2013 sono state pari a 9,8 miliardi di euro (+9,4% rispetto all’anno precedente), mentre le importazioni sono state pari a 23,1 mld, in calo del 7,7%. I dati dei primi dieci mesi del 2014 evidenziano un parziale recupero dell’import (+6,95%) a 21,2 mld, mentre le esportazioni hanno mostrato un incremento annuo del 6,3%, a 8,65 mld. La quota degli scambi con la Cina sul totale complessivo italiano è stata nel 2013 pari al 4,4%, mentre nei primi dieci mesi del 2014 questa percentuale è salita a oltre il 4,7%. Il saldo netto per categorie evidenza un surplus per l’Italia per quanto riguarda i prodotti minerari, alimentari, farmaceutici, prodotti petroliferi raffinati, macchinari meccanici, mezzi di trasporto e altre attività manifatturiere, mentre si riscontra un deficit per prodotti agricoli, tessile e abbigliamento, legno, carta e stampa, prodotti chimici, gomma e plastica, metalli, computer e apparecchi elettronici, ottici ed elettrici, merci varie. L’Italia importa prevalentemente prodotti del tessile e abbigliamento, apparecchi elettronici e computer, apparecchi elettrici, macchinari meccanici e manufatti vari. Le esportazioni sono costituite da macchinari meccanici, prodotti del tessile e abbigliamento, mezzi di trasporto, manufatti vari, prodotti chimici. La quota cinese sul totale settoriale italiano è rilevante sia dal lato dell’import che dell’export per numerose categorie merceologiche e non bisogna dimenticare che vi sono inoltre comparti per i quali l’industria italiana rappresenta un importante fornitore o cliente per la Cina.
Ad esempio, tra le importazioni è cresciuto il peso degli apparecchi elettronici e dei computer, passati da circa il 12% del totale importato nel 2008 al 17% nel 2013, come la quota degli apparecchi elettrici che ha raggiunto quasi il 20% dal 16%, e quella dei macchinari meccanici, saliti all’11% dal 9%. E’ invece calato leggermente il peso del tessile e abbigliamento, sceso dal 24% al 22%. Un calo si è riscontrato anche nei manufatti vari, scesi dal 23% al 20%. Le esportazioni dirette in Cina di macchinari meccanici hanno visto crescere a loro volta la quota sul totale di settore esportato, passando da poco meno del 4% al 5%. Il comparto dei prodotti del tessile e abbigliamento ha visto un incremento del peso dall’1,7% al 3,2%. E’ risultata in crescita anche la quota dei mezzi di trasporto, passati a oltre il 2% dallo 0,6% precedente, come quella dei manufatti vari (2,8% contro 1,2% del 2008). Sostanzialmente invariato il peso dei prodotti chimici. L’Italia ha importato dalla Cina nel 2013 circa 556 milioni di euro di prodotti agro-alimentari (pari al 2,4% del totale importato), mentre le esportazioni erano pari a quasi 342 mln (con una quota del 3,5%). Mentre tra le importazioni prevalgono seppur di poco i prodotti agricoli (285 mln) rispetto a quelli alimentari (270 mln), tra le esportazioni invece le specialità alimentari italiane sono nettamente superiori (297 mln).
I dati relativi ai primi dieci mesi del 2014 evidenziano una contrazione dell’import del settore agro-alimentare del 4,3% (446 mln), mentre l’export è cresciuto dell’1,8% rispetto all’anno precedente (291 mln). L’import di prodotti agricoli ha subito un calo di circa l’1%, quello di prodotti alimentari ha visto una correzione di quasi l’8%. L’export alimentare è invece cresciuto di oltre il 2%, a fronte di un calo degli agricoli dell’1%. Tra le principali classi dell’import si trovano animali vari, pesce, crostacei e molluschi, cereali, altri prodotti della lavorazione della frutta e degli ortaggi, mentre nell’export si evidenziano cacao e suoi lavorati, vini, oli e grassi, carni lavorate e conservate, fette biscottate e biscotti, prodotti di pasticceria. Le regioni italiane maggiormente interessate all’export di prodotti agro-alimentari verso la Cina sono Piemonte, Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Toscana.