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RAPPORTO DI INTESA SANPAOLO – I distretti industriali riprendono a crescere: +3,11% nel 2015

RAPPORTO INTESA SANPAOLO – Segni di ripresa anche tra le piccole e medie imprese dei distretti, anche se a velocità diversa – Nel 2015 il fatturato dei distretti è visto in crescita del 3,1% – L’export, favorito dal calo dell’euro, dà nuovo slancio ai sistemi imprenditoriali locali più dinamici.

RAPPORTO DI INTESA SANPAOLO – I distretti industriali riprendono a crescere: +3,11% nel 2015

MESSINA (INTESA): ITALIA AL PUNTO DI SVOLTA. I DISTRETTI (+3,2% I RICAVI) METTONO IL TURBO

“Sono reduce da un recente incontro con gli ottanta investitori internazionali più importanti. Ne ho tratto la convinzione che agli occhi dei mercati l’Italia è finalmente arrivata al punto di svolta”. Carlo Messina, consigliere delegato di Banca Intesa San Paolo, rompe gli indugi: al Bel Paese si presenta, finalmente, una grande opportunità di sviluppo. “Gli investitori internazionali – dice – hanno accolto con grande favore l’avvio delle riforme, sia quella relativa al mercato del lavoro che a quella delle Popolari. Al di là del merito dei provvedimenti, prevale la sensazione di un Paese di nuovo in movimento”, anche grazie al prossimo Expo 2015. A giustificare tanto ottimismo, in occasione della presentazione del settimo rapporto annuale sull’economia e la finanza dei distretti industriali (46.500 aziende analizzate), contribuiscono più fattori, interni ed internazionali:

a) La combinazione degli elementi positivi sul fronte internazionale (euro debole, petrolio in frenata, calo dei tassi sulla spinta del Quantitative Easing) vale, come ha spiegato il Chief Economist Gregorio De Felice, un delta di crescita di 1,4 punto, dal -0,4% fino ad un possibile aumento del pil di un punto.

b) L’analisi dei distretti permette di evidenziare i frutti del lavoro, spesso sotterraneo, di questi campioni del made in Italy: nel 2013/14 il loro fatturato è tornato a crescere (+1%) in anticipo rispetto al resto dell’apparato industriale.

c) La ripresa ha intanto preso velocità. De Felice si spinge a prevedere un aumento medio del fatturato pari al 3,2% annuo nel biennio 2015/16.

d) Si distinguono in questo ambito case history in forte crescita, tipo la crescita costante dei brevetti nel settore pharma. A conferma che l’Italia può contare su tecnologia ed universutà ampiamente competitive.

e) Dal test su 12.100 imprese appartenenti a 144 distretti industriali e di 34.300 imprese non distrettuali emergono diversi trend virtuosi. Ovvero:

A) Cresce l’appeal delle aziende italiane dei distretti agli occhi degli investitori internazionali.

B) Si moltiplicano i rientri nei territori di produzioni già trasferite all’estero, un flusso favorito dalla richiesta di maggior qualità. E’ il caso del rimpatrio delle produzioni di Piquadro dalla Cina.

C) Si profilano novità anche in merito alle dimensioni delle imprese. Nei distretti (ma non ancora nel resto del tessuto industriale) si assiste ad un fenomeno di concentrazione e di crescita delle imprese di medie dimensioni a scapito di quelle più piccole e fragili sul fronte dei mercati internazionali.

In questa cornice si inseriscono le strategie di Banca Intesa, più che mai l’ammiraglia del credito di casa nostra. “Intesa – ricorsa Messina – capitalizza oggi 49 miliardi di euro, ovvero l’80% in più di 18 mesi fa. E’ una crescita superiore a quella dei competitors che vantano una maggior diversificazione sui mercati rispetto a noi, che siamo concentrati più di altri sul mercato domestico”. E’ la conferma, commenta il consigliere delegato del gruppo, che gli investitori internazionali, che oggi detengono la maggioranza di Intesa hanno deciso di puntare sulla ripresa italiana. L’istituto di Ca e’ Sass, che avanzerà richieste di almeno 4 miliardi nell’imminente Tltro lanciato dalla Bce (nel corso dell’anno la richiesta sarà attorno ai 10 miliardi) si accinge a immettere nel 2015 nell’economia italiana 36 miliardi di nuovo credito a medio e lungo termine che vanno ad aggiungersi ai 25 (di cui la metà in arrivo da Tltro) erogati nel 2013/14.

In questa cornice, Intesa San Paolo intende accelerare nell’asset allocation e nel private equity. “Perché il risparmio italiano merita la tripla A”. Attraverso la crescita interna, con l’istituzione di precise branches sulle piazze finanziarie internazionali (a partire da Londra) ma anche, se possibile, per linee esterne. “Ci interessava Couts- conferma il banchiere – ma solo se ci avessero ceduto il brand che non era in vendita”.

Infine, la bad bank che, per la verità, non tocca direttamente la banca che ha la forza per affrontare le sofferenza da sola. “E’ un provvedimento utile ma non vorrei che venisse sovraccaricato di significati. Io credo che il problema dei prestiti sia oggi più vivo sul lato della domanda che non su quello dell’offerta”. Problema urgente perché “il 2015 è l’anno in cui gli investimenti faranno la differenza” .  

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