Dopo le visite a Parigi, Londra e Roma, oggi il neoministro greco delle Finanze, Yanis Varoufakis, ha incontrato a Francoforte il presidente della Bce, Mario Draghi, e al termine dell’incontro ha detto di aver avuto una “discussione molto costruttiva”, dalla quale ha ricavato “un vivo incoraggiamento per il futuro”, perché “la Bce è anche la Banca centrale della Grecia e farà tutto il possibile per aiutare gli stati membri dell’area euro”.
Sulla stessa linea anche Alexis Tsipras: “Sono molto ottimista dopo queste discussioni, non abbiamo ancora un accordo ma andiamo nella direzione giusta per raggiungerlo”, ha detto oggi il premier greco a Bruxelles, dove ha incontrato il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker.
Il piano del nuovo Governo di Atene prevede, fra l’altro, che la Bce conceda alla Grecia la possibilità di tornare a emettere bond a breve termine per un totale di circa 10 miliardi. In questo modo il Paese avrebbe liquidità sufficiente per non estendere il finanziamento internazionale della Troika e arrivare indenne fino alla fine della primavera, periodo entro il quale l’Esecutivo di Tsipras conta di aver raggiunto un nuovo accordo con i creditori internazionali.
Ma cosa conterrebbe la nuova intesa? Innanzitutto, la Grecia non chiede un nuovo taglio del debito: “Lo dividiamo in tre parti – ha spiegato Varoufakis in un’intervista pubblicata oggi su La Repubblica –. Quella verso la Bce sarà saldata per intero e nei termini, ma la prima scadenza è il 20 luglio. Per le altre tranche, Fmi e Paesi, proponiamo la sostituzione con nuovi bond a interessi di mercato, oggi molto bassi, con una clausola: cominceremo la restituzione per intero quando in Grecia si sarà avviata una solida crescita. Possiamo farlo senza mancare il pareggio di bilancio e finanziando al contempo iniziative di sviluppo, purché ci si liberi dall’onere degli interessi. Anche con l’Fmi abbiamo avviato un negoziato”.
Quanto all’ultima tranche di finanziamenti della Troika, che dovrebbe arrivare a fine febbraio, “sui 7,2 miliardi previsti – ha continuato il ministro greco – ne prenderemo solo 1,9 (per ottenere le altre risorse, Atene sarebbe costretta a introdurre ulteriori misure di austerità, ndr), perché sono soldi nostri, i profitti che la Bce ha incassato da certi bond acquistati nel soccorso del 2010”.
Proprio questo passaggio iniziale diventerebbe impossibile se la Bce mantenesse la linea dura. Il Financial Times scrive oggi che la Banca centrale non intenderebbe farsi carico di eventuali titoli di Stato ellenici a breve scadenza emessi da Atene. Secondo il quotidiano britannico, la Grecia vorrebbe “alzare il tetto di acquisti della Bce di titoli a breve scadenza di 15 miliardi, a 25 miliardi”.
Se concepito in questi termini, il progetto dovrebbe superare alcune importanti difficoltà, dal momento che in ogni caso i trattati europei e lo statuto della Bce vietano il finanziamento diretto dei debiti pubblici da parte dell’Eurotower, che non può acquistare bond alle aste di emissione, ma solo sul mercato secondario. Anche quando compra titoli già in circolazione, tuttavia, la Bce è obbligata a concentrarsi su prodotti con requisiti di affidabilità creditizia che non sarebbero rispettati dai titoli di Stato greci. Ad acquistare i bond, quindi, non potrebbe essere la Banca centrale. Ma, a prescindere da chi siano gli acquirenti, secondo il FT la Bce sarebbe orientata a negare ad Atene la possibilità stessa di emettere titoli a breve.
Varoufakis chiede inoltre che la Bce sostenga direttamente le banche greche, ma i prestiti agli istituti vengono rilasciati dall’Eurotower solo dopo una verifica sulle condizioni di solidità di chi dovrebbe ricevere il prestito. E, c’è da scommetterci, su questo punto si riaccenderà lo scontro fra Draghi e i falchi del Consiglio direttivo di Francoforte.