Un bollino per certificare le imprese e i negozi che assumono solo manodopera del luogo. È quanto accaduto nel comune di Claro, nella Svizzera ticinese (circa 2.500 abitanti alle porte di Bellinzona), dove la discutibile iniziativa è stata pensata per contenere il fenomeno degli italiani che ogni giorno varcano il confine per lavorare in Svizzera, considerato da sempre un problema spinoso.
Il numero dei pendolari nostrani che passano la frontiera solo per portare a casa la giornata lavorativa è effettivamente raddoppiato, rispetto al 2000: si parla di oltre 60mila persone. E questi “frontalieri”, che secondo le stime accettano paghe mediamente più basse rispetto agli elvetici, non arricchiscono granché la Svizzera visto che i loro stipendi vengono effettivamente spesi in Italia. Senza contare le prevedibili conseguenze della svalutazione del franco svizzero.
Il bollino apparso a Claro “premia” dunque il patriottismo degli imprenditori locali che non utilizzano manodopera importata e segnala ai clienti dove stanno andando a finire i loro soldi. Sull’adesivo da esporre in negozio come pura onorificenza si può addirittura precisare la percentuale di impiegati stranieri assunta, con bollino a salira dal 20% al 100%: “Così i consumatori sanno come sostenere la nostra economia”, dice il sindaco del Paese, Roberto Keller, il quale precisa comunque che si tratta di economia, non di razzismo: “Immagino che l’iniziativa apparirà inevitabilmente antipatica, specie se vista dal versante italiano. Ma noi la stiamo adottando in un’ottica di trasparenza”.
Keller prova a metterci una pezza spiegando poi che la crisi del lavoro è peggiorata anche nel Canton Ticino, dopo che il franco svizzero è stato messo allo stesso livello dell’euro. “Spingiamo le aziende ad assumere residenti”, conclude il sindaco, “che non vuol dire necessariamente svizzeri ma anche stranieri che risiedono stabilmente qui”.