Ci sono 2,4 miliardi europei destinati all’Italia. Una bella cifra, non c’è dubbio, che in verità vale molto di più perché è la chiave che apre le porte a oltre 70 miliardi di investimenti finanziati con i fondi strutturali e riservati al nostro Paese nel nuovo Programma 2014-2020. Quei 2,4 miliardi sono destinati ai servizi di assistenza tecnica alle Regioni e sono proprio quei servizi, essenzialmente progettazione e project management degli interventi, sui quali si incagliano le ambizioni delle amministrazioni locali che perdono anni ad indire le gare per ognuno dei passaggi del complesso percorso che dovrebbe poi portare alla realizzazione del progetto. Quanti anni? In media 8 e mezzo. Troppi visto che il programma europeo ne dura 7, finiti i quali o i soldi sono stati spesi o si perdono.
IL CASO POMPEI E LE RISORSE SPRECATE
Il caso Pompei è il più evidente esempio di questo corto circuito. Il programma 2007-13 ha messo in campo 104 milioni di euro targati Europa per realizzare 39 progetti indispensabili per valorizzare l’area archeologica unica al mondo e siamo riusciti a spenderne solo l’1% finora. Se non verranno utilizzati tutti entro il 31 dicembre di quest’anno, la Ue se li riprenderà fino all’ultimo centesimo. Ed è già chiaro che così andrà a finire. Altro esempio, le infrastrutture: 46,1 miliardi i fondi disponibili, solo 9,7 miliardi i fondi spesi. E che dire della ricostruzione dell’acquedotto Gela-Aragona: partito nel 2007 con due anni di ritardo, doveva concludersi lo scorso ottobre. Invece, è stato speso solo il 47% dello stanziamento e resterà un’opera a metà. Stesso destino per i depuratori di Misterbianco, vicino Catania, 24% di spesa realizzata e ormai fuori tempo massimo; per non parlare del raddoppio della ferrovia Palermo-Messina, avviata nel 2008: “Il progetto mi pare sostanzialmente fermo da un paio di anni – commenta sconsolato sul portale governativo Opencoesione.gov.it un osservatore esterno – e mi sa che si tratta di un opera che non si realizzerà mai. Eppure sarebbe utilissima”.
NUOVA STRATEGIA
Ecco perché il governo, e in particolare il sottosegretario Graziano Delrio che ha preso in mano il nodo dei fondi per la coesione, vuole cambiare strategia. E Consip, il braccio operativo per tutti gli acquisti di beni e servizi della pubblica amministrazione, sta preparando con la neonata Agenzia per la Coesione una maxi-gara sui servizi di assistenza tecnica alle Regioni. L’Ad Domenico Casalino è stato la scorsa settimana in commissione Lavori Pubblici al Senato a illustrare i vantaggi sulla gestione degli approvvigionamenti pubblici ottenuti dalla piattaforma Consip: 14 miliardi di gare bandite nel 2014, 8 miliardi di euro risparmiati.
Ma la nuova maxi-gara non sarà come le altre: per la prima volta, infatti, non servirà a risparmiare e tagliare costi ma a guadagnare risorse. E ad agganciare l’enorme torta dei fondi strutturali: 44 miliardi (la metà al Sud) sono la fetta riservata all’Italia a cui si affiancano altri 20 miliardi di co-finanziamento nazionale. Il totale complessivo sfiora i 70 miliardi di investimenti in ricerca, banda larga, energia, ambiente, poli culturali, infrastrutture, logistica. Una montagna di denaro cui l’Italia non può certo permettersi di rinunciare.
LA MAXI-GARA
La nuova maxi-gara sui servizi (è già stato pubblicato il documento di consultazione del mercato) farà dunque scuola. Consip sta spingendo sull’acceleratore con l’intenzione di bandirla entro giugno e aggiudicarla un anno dopo, in tempi molto rapidi dunque visto che i tempi medi sono di 18-24 mesi quando si muovono le singole amministrazioni locali. Il primo lotto sarà di 500 milioni, replicabile in lotti successivi. E’ il metodo che cambia drasticamente: sarà infatti introdotto il modello industriale “just in time”, messo appunto dagli americani negli anni ’80 per ottimizzare la logistica e ormai universalmente adottato. In altre parole, niente magazzino, il materiale arriva nel momento dell’assemblaggio. Applicato ai servizi per le Regioni, significa che Consip metterà a gara una rosa di servizi e definirà un catalogo (è presumibile contempli una quarantina di voci) preaggiudicato. Quando le amministrazioni vorranno accedere ai fondi strutturali, anziché bandire la loro gara, potranno attivare in poche ore i servizi già negoziati da Consip. Il che vuol dire quasi 2 anni di tempo risparmiati e la possibilità concreta di rientrare nei limiti del programma comunitario. E il miraggio dei 70 miliardi europei, 10 miliardi l’anno per 7 anni, non è più così lontano.