Ho voluto intervistarla proprio per riuscire a scovare quel quid in più che la rende così contemporanea e così saggia da rimanere sempre propositiva e grintosa anche se consapevole che in questo momento tutto il mondo, e perciò anche l’Italia, sta vivendo una crisi epocale.
Elle Venturini nasce in Friuli, fin da bimba comprende che il suo mondo è quello della creatività, che ama osservare nelle forme degli abiti della mamma e della nonna. Si laurea in Architettura a Venezia con Carlo Scarpa e da qui forse la nascita di certe linee che contraddistinguono un po’ tutto il suo successivo percorso creativo.
Appena laureata incontra Enzo Napolitano, sarto e anche lui friulano, che già lavorava per grandi stilisti come Ferrè e Montana, il quale la prende sottobraccio e le fa scoprire come “leggere la moda” in una forma tutt’altro che convenzionale, magari indossando abiti alla rovescia o costruire forme come piani sovrapposti di tessuti anche diversi.
La storia di Elle prosegue negli anni con diverse collaborazioni in molte aziende e atelier, ma ciò che la caratterizza è la sua autonomia di pensiero, la sua concretezza, la sua esigenza di combinare le forme geometriche, sovrapporle e renderle interpretabili come “pagine di un libro”. Le sue creazioni si aprono o si chiudono a seconda di cosa si voglia scoprire, molte volte restano immobili altre volte narrano storie bellissime e senza tempo.
Ma appaiono anche come piani assimetrici di un “building” e qui forse un omaggio ai grandi stilisti giapponesi che ispirano il pensiero di Elle mentre la sua contemporaneità di linguaggio stilistico diventa infinita, nessun confine tra realtà e visione.
La sua è arte pura, resa armonica nelle forme grazie ad una scelta stilistica decisamente architettonica, un modello che va oltre la modernità, ma ciò che rende la sua creatività particolarmente intrigante sono i giochi di colore sempre molto netti: bianco e nero.
Ora le chiedo cosa sta progettando per il futuro…
“ Continuo a sperimentare, ad investire su me stessa, creo e provoco con molto equilibrio, ci vuole onestà intellettuale per riuscire come fashion designer ma è anche la regola da osservare nella vita di tutti i giorni. Da diversi anni ho una collaborazione con un sarto-modellista, Antonio Loreto che mi assiste nelle mie idee e le rende “vestibili” e posso dire che entrambi ci “leggiamo” ancora prima di cominciare a pensare su come sviluppare un progetto.
Ma non mi fermo…sono ormai prossima alla realizzazione di una piccola ed esclusiva collezione di borse in “accoppiata pelle” per un concetto di accessori senza tempo e senza stagione. Perché credo che la massificazione nella moda o in qualunque altro settore corrisponde sempre meno al nuovo modo di vivere, ora sempre più emerge l’esigenza di essere sé stessi, di vivere secondo la propria personalità, ecco che subentrerà la necessità di un’espressione artistica, di un stylelife di qualità, tante nicchie di linguaggi creativi che emozionano e che raccolgono più pensieri di diverse persone anche sparse nel mondo”.
Dà l’impressione di non temere né il tempo né la crisi e allora le domando come vive questo momento sociale e quale consiglio potrebbe dare ai giovani che desidero cavalcare il suo mondo…
“La storia insegna: abbiamo visto la Caduta dell’Impero Romano, il Medioevo, il Rinascimento, la Rivoluzione Industriale e oggi viviamo una nuova rivoluzione, quella della tecnologica-informatica. Questo è un periodo di diseducazione culturale e perciò per riprendere la strada maestra è necessario togliersi di dosso il moralismo, la presunzione, la paura e ricominciare a mettersi in discussione, imparare, curiosare e viaggiare, questo è anche il consiglio che vorrei dare ai giovani. Oggi un giovane che vuole cominciare un percorso creativo, ha mille occasioni da ricercare per apprendere nuovi modi e culture, viaggiando o facendo esperienze lavorative in Paesi meno industrializzati può apprendere idee e ispirazioni, da gli altri Paesi più consumistici come gli Stati Uniti può trovare idee ma necessariamente di queste ultime, dovrà poi mediarle per renderle semplici e applicabili. Con un’esperienza di questo tipo, potrà poi concedersi di rientrare in Italia esprimendo al massimo la sua esperienza che coniata alla qualità del made in Itay, non potrà che risultare un nuovo modello vincente”.