Duecento Comuni azionisti di Hera depositano domani l’atto ufficiale che sancisce il rinnovo del patto parasociale che controlla con il il gruppo Hera, la seconda multiutility italiana dell’energia, dell’acqua e dei rifiuti, forte soprattutto in Emilia-Romagna e nel Nordest, che rappresenta ormai un modello virtuoso di crescita per aggregazioni a piccoli passi.
Tra i Comuni presenti nel capitale e nel patto di Hera spiccano quelli di Bologna (13,3%9 e di Modena (9,5%) ma anche quelli di Trieste, Padova, Udine, Ferrara, frutto della lungimirante politica delle aggregazioni perseguita fin dalla nascita del gruppo dal presidente Tomaso Tommasi di Vignano. Escono dal patto solo il Comune di Forlì e qualche municipalità minore.
A conti fatti il Patto ha in meno il 57,4% di cui il 51% in capo agli enti locali e poco meno dell’8% ai soci privati.
Dopo il rinnovo automatico del Patto per altri sei mesi, in primavera i maggiori soci si interrogheranno su come adeguarlo alle nuove regole in materia di controllo degli enti pubblici in modo da conciliare flessibilità e stabilità, che è alla base del successo della multiutility bolognese, che nei primi nove mesi dell’anno ha registrato 3 miliardi di ricavi, 632,7 milioni di mol (+8,9%) e un utile di di 124,8%, che è pari di una crescita del 27,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Delle mosse di Hera se n’è accorta anche la Borsa che oggi ha premiato il titolo con un rialzo dello 0,7%, pari a quasi il doppio i quello del mercato nella seduta odierna.