Il prezzo del petrolio WTI ha ripreso la traiettoria discendente e quota 55,7 $/b (il Brent è a 60,7). L’indice dell’area asiatica MXAP (MSCI Asia Pacific Index) perde un altro 0,8% verso la fine della giornata, ed è al minimo da due mesi. La volatilità si accentua, sia per quanto riguarda le quotazioni azionarie che per le materie prime, le valute e l’oro. Il metallo giallo è calato sotto quota 1200 e segna 1198 $/oncia.
Lo yen si è nettamente rafforzato e quota 117,2 contro dollaro, contribuendo alla cattiva performance del Nikkei, che perde l’1,9%. Anche l’euro è un poco più forte, a 1,246. In controtendenza la borsa cinese: l’indice CSI 300 volge in positivo: +1%.
Le incertezze legate alla (troppo) rapida caduta del prezzo del greggio e le incognite legate alla elezione del presidente greco terranno sotto ansia i mercati per il resto del mese. Tuttavia i dati congiunturali Usa – vedi il forte incremento della produzione industriale a novembre – fanno da baluardo al pessimismo. Dopo la performance negativa di Wall Street di iersera, oggi i futures sul DJ e S&P500 sono stabili.