Ambiente, l’Italia s’è desta. Ed è diventata, d’un colpo, all’avanguardia. Vero o solo apparentemente vero? I dati presentati nel corso della Sesta Conferenza nazionale sull’efficienza energetica organizzata a Roma dagli Amici della Terra indicano che nel 2013 e 2014 l’Italia ha sostanzialmente raggiunto, con sei anni di anticipo, gli obiettivi delle politiche energetico-ambientali dell’Unione Europea contro i cambiamenti climatici.
In particolare, nel 2014 le emissioni di gas serra in Italia sono diminuite di circa il 19% rispetto al 1990 in relazione ad un obiettivo generale per l’UE del 20% per il 2020; la penetrazione delle fonti rinnovabili nei consumi finali di energia in Italia raggiunge nel 2014 circa il 17%, conseguendo l’obiettivo obbligatorio al 2020 fissato dall’UE al 17%, e portato al 20% dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN 2013); nel 2014 il consumo di energia primaria (utilizzato come indicatore per l’efficienza energetica) segnerà una riduzione di circa il 31% (superiore a quella del 20% fissata come obiettivo 2020 dalla UE) rispetto ai consumi previsti dallo scenario riferimento indicato dalla UE.
“Questi risultati avrebbero dovuto rappresentare un successo – ha detto Tommaso Franci nel presentare il rapporto annuale dell’associazione – ma in realtà essi derivano in gran parte dagli effetti della crisi economica che si è acuita in questi anni e che ha fatto emergere molte contraddizioni della strategia europea del cosiddetto 20-20-20. Il secondo semestre del 2014 poteva essere l’occasione per superare queste contraddizioni. Ma è stata invece un’occasione persa”. L’associazione ha rinnovato la proposta di adottare il criterio dell’intensità energetica,considerato un indicatore più efficace per esprimere il miglioramento di efficienza energetica in modo collegato alla crescita della competitività del Paese e non alla crisi. L’intensità energetica infatti esprime il rapporto tra una unità di ricchezza o produzione e la quantità di energia necessaria per realizzarla. E consente così di registrare l’effettivo miglioramento dell’efficienza energetica molto meglio del semplice andamento dei consumi influenzato dalla crisi.
Se questa, dunque è la verità sul nostro grado di efficienza energetica, l’Italia rimane comunque un Paese virtuoso e ben posizionato rispetto ai parner europei su questo versante. “La “ricetta italiana” – ha detto Rosa Filippini, presidente degli Amici della Terra, che da anni si batte per il riconoscimento di un ruolo prioritario dell’efficienza nelle politiche energetiche – consiste proprio nell’adozione dell’efficienza energetica come perno delle politiche di ripresa economica”.
L’efficienza è invece rimasta finora un po’ la Cenerentola delle politiche energetiche, bypassata dal boom delle rinnovabili. Eppure non sono mancati, nel corso della Conferenza, esempi e suggerimenti su cosa si potrebbe fare. A2A, per esempio, punta le sue carte sul teleriscaldamento nelle sue aree forti come Brescia, Milano e Bergamo. “L’idea di base su cui si fondano i moderni sistemi di teleriscaldamento urbano – ha spiegato Lorenzo Spadoni – è il riutilizzo delle fonti di calore disponibili sul territorio che altrimenti andrebbero disperse. Per questo motivo A2A recupera nei propri sistemi anche il calore prodotto da impianti di terze parti”, come Edison per esempio. Esempi di teleriscaldamento non mancano anche all’estero: Rotterdam, ha aggiunto Spaoni, sta costruendo una dorsale di 26 km per trasportare il calore dal termovalorizzatore di Rozenburg e dal vicino polo industriale fino all’area urbana.
Edison ha creato una struttura che progetta e realizza interventi di efficientamento per i propri clienti sia nel campo dell’autoproduzione (cogenerazione, pompe di calore, fotovoltaico e solare termico) che nella filiera dell’ottimizzazione energetica (dai motori elettrici all’illuminazione, all’isolamento, al caldo-freddo, etc.). E ha presentato case history con risparmi realizzati per un valore da 35.000 a 350.000 euro l’anno, a seconda dei casi.
Allegati: Dossier_La_ricetta_Italiana_12-2014.pdf