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Per i mercati la Grecia è spacciata: lo dicono i tassi a breve

Il rendimento dei bond a tre anni ha superato quello del decennale: l’inversione della curva segnala che agli occhi del mercato il default è ormai a un passo – Se si andrà a votare, l’affermazione di Tsipras con Syriza potrebbe rilanciare l’idea di tagliare il debito di Atene.

Per i mercati la Grecia è spacciata: lo dicono i tassi a breve

La Grecia è a rischio di fallimento. E’ questa l’opinione dei mercati, almeno stando a ciò che si è registrato ieri sul del debito ellenico. Il fenomeno, già sperimentato dall’Italia nel settembre 2011, è detto “inversione della curva dei rendimenti”, e si ha quando i tassi d’interesse sui titoli di Stato a breve scadenza superano quelli sui bond pubblici a lungo termine. E’ esattamente quello che è accaduto ieri alla Grecia, che ha visto i rendimenti sui titoli triennali toccare il record del 9,42% e superare così l’8,9% fatto segnare dai decennali. Un sorpasso di questo tipo rappresenta una sorta di sirena d’allarme, poiché segnala che – agli occhi del mercato – il default è ormai a un passo.

A preoccupare la comunità finanziaria è l’instabilità politica del Paese. Il premier conservatore Antonis Samaras ha anticipato al 17 dicembre il primo voto per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, ma al momento non ha i numeri: il via libera al Capo dello Stato necessita di una maggioranza qualificata di 180 voti su 300 e l’Esecutivo d’unità nazionale può contare soltanto su 154 preferenze. 

Se dovessero andare a vuoto tre votazioni consecutive (l’ultima dovrebbe svolgersi il 29 dicembre), il Governo cadrà automaticamente e la Grecia sarà chiamata alle elezioni politiche anticipate, che si svolgeranno probabilmente tra il 18 gennaio e l’inizio di febbraio. 

Proprio la prospettiva delle urne terrorizza gli investitori, perché in testa ai sondaggi c’è Syriza, partito di sinistra alternativa guidato da Alexis Tsipras e accreditato al 32% circa dei voti, con un vantaggio fra i tre i sei punti percentuali sul centrodestra di Nea Demokratia (un margine che sarebbe sufficiente a vincere le elezioni, ma non a creare un governo monocolore).

In ogni caso, stavolta la permanenza della Grecia nell’euro è certa. Tsipras ha chiarito più volte che Syriza non mette in discussione l’unità dell’Eurozona (“quel rischio è finito nel 2012”), ma intende chiedere alle altre formazioni della sinistra europea (gli spagnoli di Podemos in testa) di convocare una Conferenza sul debito per condonare parte dell’esposizione dei Paesi a rischio.

“La Grecia è in una situazione difficile – ha detto il leader dell’opposizione greca –, avremo negoziati duri e Angela Merkel non può permettersi di parlare a nome di tutti i 27. Noi nazionalizzeremo le banche, ma lavoreremo con la Bce per tenerle in piedi. E i depositi dei correntisti saranno garantiti”.

Quanto ai rapporti con la Troika, “non accetterò alcun patto al buio – ha chiarito Tsipras –. Porremo le nostre condizioni a Ue, Bce e Fmi e se non si raggiungerà un accordo vareremo il nostro piano economico”. 

Il programma di Syriza prevede, fra l’altro, un maxi piano d’investimenti pubblici, il ripristino delle tredicesime per le pensioni sotto i 700 euro, l’aumento dello stipendio minimo, l’incremento del tetto di reddito esentasse da 5 a 12mila euro e l’elettricità gratuita alle famiglie più povere. 

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