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Pensioni: sopra i 3.500 euro torna la penalità per le uscite anticipate

Oltre la stessa soglia, per i pensionati che hanno meno di 66 anni tornerà anche il divieto parziale di cumulare reddito e assegno previdenziale.

Pensioni: sopra i 3.500 euro torna la penalità per le uscite anticipate

L’asticella delle pensioni viene fissata a quota 3.500 euro lordi, pari a sette volte il minimo Inps. Chi ogni mese incassa un assegno superiore a questa soglia continuerà a essere penalizzato se deciderà di ritirarsi dal lavoro prima del tempo. Non solo: sopra quota 3.500, per i pensionati che hanno meno di 66 anni tornerà anche il divieto parziale di cumulare reddito e assegno previdenziale. Sarebbero queste le due ultime modifiche che il Governo intende inserire nel capitolo pensioni della legge di Stabilità 2015.

La prima novità correggerebbe in parte un emendamento del Pd alla manovra approvato a fine novembre dalla commissione Bilancio della Camera. La modifica cancellava in toto uno dei cardini su cui era impostata la riforma Fornero, ovvero la penalizzazione di chi, avendo raggiunto 42 anni e un mese di contributi, sceglie di ritirarsi dal mondo del lavoro pur non avendo ancora compiuto 62 anni. 

La legge attualmente in vigore prevede che – fatti salvi i requisiti contributivi – chi va in pensione prima del 62esimo compleanno subisca un taglio dell’assegno previdenziale pari all’1% annuo nel primo biennio e al 2% negli anni successivi, penalizzazione che sale al 6% per chi lascia il lavoro con quattro anni di anticipo rispetto alla soglia d’età prevista. 

In sostanza, l’emendamento già varato a Montecitorio ripristina la regola in vigore prima della riforma del governo Monti, stabilendo che basteranno 42 anni e un mese di contributi per andare in pensione, a prescindere dall’età, senza alcun taglio dell’assegno. Ora però l’Esecutivo sembra orientato verso una parziale marcia indietro, puntando a reintrodurre le penalizzazioni per chi supera l’asticella dei 3.500 euro lordi mensili.  

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