All’indomani di quella rara giornata a Wall Street in cui non si registra un altro record, i mercati asiatici, che ieri erano scesi dello 0,7% (sull’indice regionale MSCI Asia Pacific) sono all’incirca stabili. L’indice a Shanghai è sui livelli di ieri: il collegamento con Hong Kong non ha tenuto fede alle promesse, e dopo aver fatto il pieno di transazioni (fino al massimo consentito) il primo giorno, i giorni successivi hanno visto solo volumi modesti.
Il Nikkei invece sale ancora, se pur di poco, sull’onda di un apparentemente inarrestabile sgretolamento dello yen, che ha passato ampiamente quota 118 contro dollaro e si avvicina a 119. I primi risultati del deprezzamento della moneta giapponese, iniziato un anno fa, si vedono nei dati dell’export: a ottobre è salito del 9,6% rispetto all’anno prima.
Il dollaro si rafforza su yen e oro (che cala a 1179 $/oncia) ma non contro euro, che sale, nel primo pomeriggio giapponese, a 1,255. La performance mista del biglietto verde è anche in relazione alle preoccupazioni, emerse nei verbali della Fed, sulla deflazione in Usa, ciò che sembra consigliare di mantenere i tassi bassi più a lungo di quanto stimasse il mercato. Il greggio WTI si riprende un poco: 74,7 $/b. Leggermente negativi i futures azionari su S&P500 e Footsie.