Le buste delle offerte per rilevare il complesso siderurgico ex Lucchini di Piombino sono ormai sul tavolo del Commissario straordinario, pronte per essere valutate e trasmesse al Comitato di vigilanza del Ministero.
L’iniziativa di procedere sulla via dell’acquisto fa capo alle due “uniche” vere offerte avanzate in questi lunghi mesi: da una parte l’indiana Jsw che fa capo all’oligarca dell’acciaio Jindal e dall’altra la compagnia algerina Cevital.
L’una e l’altra offerta sembrano rispondere ai parametri della gara: salvaguardia del sito siderurgico, continuità della gamma di produzione, attenzione massima ai livelli occupazionali.
Ad oggi l’offerta algerina sembra la più accreditata per la strategia produttiva e commerciale messa alla base della proprio disegno industriale.
L’Algeria è un Paese importatore netto di acciaio. I bresciani negli ultimi anni hanno contato su quel mercato per aggiustare i loro conti. E’ un Paese giovane (oltre il 40% della popolazione ha meno d i 20 anni); ha fame di infrastrutture,di case,di lavoro. Possiede ricchezze naturali di gas infinite e, quel che conta, in reti di estrazione, stoccaggio,trasporto e distribuzione moderne. L’Italia è tra i suoi principali clienti.
Produrre acciaio a Piombino con l’installazione della tecnologia da forno elettrico, utilizzando la pre-riduzione del minerale di ferro, sarà per gli algerini un affare in grado di recuperare nel breve l’investimento di acquisizione, di sfruttare in Algeria il gas a basso costo per la pre-riduzione, di produrre tutto l’acciaio necessario per le proprie necessità e soddisfare il mercato del Mediterraneo in concorrenza con l’agguerrita siderurgia turca.
Tutto il Magreb, dall’Egitto al Marocco, restio ad una egemonia politica ed economica di Ankara, troverà nell’acciaio algerino prodotto a Piombino non solo un fornitore concorrenziale ma anche un sostegno al proprio disegno di indipendenza.
Ragioni che si intrecciano fra di loro e che stanno alla base dell’opzione favorevole alla Cevital espressa dai piombinesi per bocca del loro sindaco.
L’indiano Jndal guarda allo stabilimento sul Tirreno come rafforzamento in Europa e nel Mediterraneo di un impero cresciuto (come quello di Mittal) nel continente indiano grazie alla rete protettiva dei Governi di Delhi e alla protezione dei dazi che garantiscono a ristrette oligarchie un mercato di oltre un miliardo di persone.
I “bresciani” sono stati a guardare e non hanno avanzato nessuna proposta interessante se non quella di cercare in ogni modo di stare al tavolo delle offerte nella speranza di poter lucrare uno spezzatino rappresentato da una piccola parte degli impianti di laminazione di cui Piombino dispone.
Dall’offerta “di massima” per il treno del Caleotto di Lecco, al desiderio di allearsi con “questo o quello” per un eventuale impianto di pre-riduzione da costruirsi a Piombino sono apparsi come desideri irrealizzabili ma finalizzati al solo scopo di allentare la fame di rottame, materia prima vitale per Brescia e ormai sempre più rara e sempre più cara.
Una disponibilità messa lì a parole, senza offrire uno schieramento,anche formale, dei maggiori produttori privati,da anni capaci di auspicare sinergie societarie e razionalizzazioni produttive tra di loro ma che continuano,nella realtà dei fatti, a percorrere la vecchia strada delle individualità gestionali e proprietarie, specchio crudele di isolamento e di resa.
I 21 milioni di tonnellate d’acciaio sfornate quest’anno dalla siderurgia italiana vedranno nei prossimi anni una sostituzione “fisica” dei produttori. Indiani ed Algerini (tenendo conto dello sbocco a breve dei destini di Taranto) saranno loro a determinare questa mutazione della specie.
Per i nostri imprenditori del settore il futuro sarà di quei pochi capaci di alta qualità produttiva e di stare su mercato regionale: quello nel raggio dei 900-1000 kilometri. Trasformatori di rottame e produttori di tondo per cemento armato o di vergelle di media qualità sarà per loro assai difficile rimanere sul mercato e di dare fiato ad una nuova stagione di successo e di protagonismo.