Un emendamento alla legge di Stabilità trasferisce al Tesoro il 97% delle risorse della Cassa conguaglio per il settore elettrico (Ccse), che oggi è un organismo autonomo – alimentato con i soldi delle bollette pagate dai cittadini – a sostegno del settore energetico. In questo modo nelle casse dello Stato affluiranno circa 14 miliardi di euro finora mai entrati a bilancio.
Nel dettaglio, infatti, la Ccse ha in pancia almeno cinque miliardi, cui si sommano altri nove del Gse, il Gestore dei servizi energetici controllato direttamente dalla Cassa conguaglio.
Si tratta di soldi destinati a varie funzioni: finanziamenti per il fotovoltaico; sconti sulle bollette per i redditi bassi e per chi ha in casa macchinari indispensabili per la salute che consumano molta energia; conguagli le piccole società elettriche delle isole minori; compensazioni per le imprese del settore quando gli incassi non coprono i costi.
Il settore elettrico teme di perdere un’autonomia importante, perché i soldi non sarebbero negati per i vari scopi, ma dovrebbero essere richiesti e autorizzati. Un procedimento sgradito a un mercato in cui dominano le movimentazioni veloci.
Le risorse che la Cassa garantirà alla Tesoreria unica si tradurranno “in minore emissione di titoli del debito pubblico” e garantiranno “un risparmio complessivo per il bilancio dello Stato, conseguente ai minori oneri per interessi pagati”, si legge nella relazione tecnica della Ragioneria all’articolo 34 della manovra, che prevede la stessa operazione, ma relativa alle sole Camere di commercio. E in quel caso si tratta di “appena” 850 milioni trasferiti in Tesoreria nel 2015, con 15 milioni di risparmio l’anno.