I record di Wall Street non fanno più notizia e la giornata asiatica sta terminando all’insegna di prese di profitto a Shanghai e di una ulteriore salita del Nikkei. Le prese di profitto alla vigilia dell’inaugurazione del collegamento Shanghai-Hong Kong seguono l’impennata dell’indice cinese che quest’anno è salito del 17% circa. La salita del Nikkei si collega invece all’ulteriore rapido deprezzamento dello yen, che ha bucato quota 116 contro dollaro (116,21 nel primo pomeriggio giapponese)
L’indice regionale Msci Asia Apec 50 cala dello 0,3%. Continuano i problemi geopolitici con i voli di bombardieri russi sui confini della Nato e le manovre navali russe al largo delle coste australiane, dove è prossimo il G20 (a Brisbane). Ma, a parte questo sfoggio di muscoli, la Russia è sotto attacco per gli andamenti delle materie prime: il prezzo del petrolio continua a calare e oggi il livello di ieri sera – 74,2 $/b per il WTI, un calo di più di due dollari – viene confermato.
Anche il prezzo dell’oro torna a indebolirsi (1156 $/oncia) il che non fa certamente piacere alla Russia, dove la banca centrale aveva accumulato oro nell’ultimo anno (109 tonnellate, il 60% di tutto l’oro acquistato dalle banche centrali del mondo) attendendosi un crollo del dollaro che non si è invece verificato.
L’euro si è indebolito di poco e quota 1,243 contro dollato. I futures azionari su Londra e New York sono stabili.