Riguardo alla privatizzazione di Poste Italiane e allo sbarco in Borsa “continuiamo a lavorare con l’azionista in modo costruttivo, ci stiamo preparando, ma non abbiamo un calendario preciso”. Così l’amministratore delegato, Francesco Caio, ha risposto a una domanda in audizione alla Commissione Industria del Senato sulla tempistica della privatizzazione. “Sarà poi il Mef, cioè l’azionista, a decidere. Noi – ha concluso Caio – stiamo lavorando per esser pronti”. L’amministratore delegato ha infine aggiunto che “la privatizzazione di Poste, in sintonia con azionista, è occasione per lo Stato, ma anche un’opportunità per indicare un percorso virtuoso” per l’azienda.
La privatizzazione, ha aggiunto Caio, “passa attraverso un meccanismo di sostenibilità del gruppo”. Come ha ribadito l’amministratore delegato si è optato per un modello di “one company”. Qualora invece si andasse “verso un modello che prende parti del gruppo per la quotazione, resta il tema di chi paga la componente postale”
Riguardo al servizio di recapito postale, in particolare, Caio ha spiegato che va ripensato “come un business, articolando le varie forme di corrispondenza”. Quanto al servizio universale, “l’obbligo di consegna al giorno successivo è enorme, attaccato a un prezzo di 70 centesimi. Se, ed è questa la riflessione in corso con le istituzioni, è importante assicurare il servizio universale, a fronte di qualità vera si possono ad esempio aumentare i prezzi”.