“Ascolto i sindacati ma non tratto le riforme con loro”: di fronte all’insoddisfazione del segretario della Cgil, Susanna Camusso per l’incontro di ieri a Palazzo Chigi con il Governo, il premier Matteo Renzi ha colto l’occasione dell sua partecipazione alla trasmissione de La7 “Otto e mezzo” per chiarire la sua linea su tutti i principali temi di attualità politica ed economica.
Sui sindacati Renzi ha ribadito il suo orientamento favorevole al dialogo ma senza lasciarsi bloccare, come in passato, dai veti sindacali sulle riforme: “Ascolto ma non tratto”. Renzi ha però preso nettamente le distanze dal finanziere Davide Serra che, intervenendo alla Leopolda, aveva chiesto di limitare il diritto di sciopero nel pubblico impiego.
Più in generale sulla politica economica, Renzi ha detto di ritenere chiusa la querelle con l’Europa sulla Legge di stabilità e che per il 2015 è fiducioso che il Pil torni a crescere almeno dello 0,5 per cento. E si è detto anche convinto della capacità delle banche italiane bocciate dagli stress test, Mps e Carige, di rispondere all’emergenza.
Sul piano politico. il premier ha escluso la prospettiva delle elezioni anticipate e si detto pronto a dialogare con la minoranza del Pd ma senza lasciarsi intimidire o fermare: “Non credo alla scissione perchè sarebbe il colmo dopo che il Pd ha preso il 41% alle ultime elezioni”. Quanto alla candidatura di Luciano Violante (“servitore delle istituzioni”) alla Corte Costituzionale, Renzi ha sostenuto di essere disposto a cambiare nome se questo può servire a trovare un accordo anche con M5S per l’elezione dei nuovi membri della Corte Costituzionale. Dialogo aperto quindi anche con i grillini ma dopo aver precisato che “Grillo ha detto cose inqualificabili sulla mafia”.
Infine il Patto del Nazareno con Silvio Berlusconi: Renzi ha detto che su quel Patto si vedono “troppi fantasmi” e che invece quel Patto è basato solo sulla riforma elettorale e sulla riforma costituzionale del Senato e che è “un accordo doveroso” visti gli equilibri parlamentari e l’indisponibilità dei grillini a trattare realmente sulle riforme.