Il Campidoglio promette che non costerà più dell’Imu 2012, ma quando si tratta di Tasi i problemi iniziano dai calcoli prima ancora che dal portafogli. Ne sanno qualcosa le migliaia di contribuenti romani che da settimane combattono per capire come e quando si debba versare la nuova tassa sui servizi indivisibili. Uno dei capitoli più controversi è quello che riguarda le detrazioni, su cui di recente è arrivato un chiarimento molto importante. Ma partiamo dall’inizio.
ENTRO QUANDO BISOGNA PAGARE?
Il tempo a disposizione non è più molto. Il Comune di Roma rientra infatti tra le 5.300 amministrazioni locali che hanno trasmesso al Tesoro la delibera con le aliquote entro il 10 settembre e ciò implica due appuntamenti sul fronte Tasi: l’acconto deve essere versato entro il 16 ottobre, mentre per il saldo la scadenza è il 16 dicembre.
QUALI SONO LE ALIQUOTE?
Con la delibera dello scorso 23 luglio (in allegato), l’Assemblea capitolina ha stabilito le seguenti aliquote:
– il 2,5 per mille sulle abitazioni principali e relative pertinenze, esclusi gli immobili classificati nelle categorie catastali A/1 (abitazioni di tipo signorile), A/8 (ville) e A/9 (castelli e palazzi “di eminenti pregi artistici o storici”), poiché solo in questi tre casi sull’abitazione principale (di lusso) si paga anche l’Imu.
L’aliquota del 2,5 per mille, inoltre, vale per i seguenti tipi d’immobili: alloggi sociali; case coniugali assegnate all’ex coniuge; abitazioni la cui proprietà o il cui usufrutto è di anziani o disabili che hanno la residenza in istituti di lungodegenza (a condizione che la casa non sia affittata); immobili concessi in comodato a figli o genitori come abitazione principale, purché che il loro nucleo familiare abbia un Isee non superiore a 15mila euro annui; immobili delle cooperative edilizie a proprietà indivisa adibite ad abitazione principale; unico immobile (non affittato) di proprietà di militari o personale delle forze di polizia.
– L’1 per mille sulle abitazioni principali e relative pertinenze classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 e sui fabbricati rurali ad uso strumentale.
– Lo 0,8 per mille su tutti gli altri immobili. In realtà, nella maggior parte dei casi diversi dall’abitazione principale, Roma impone già l’aliquota massima per l’Imu (il 10,6 per mille) e ciò dovrebbe implicare l’azzeramento della tassa sui servizi. Il Comune, tuttavia, ha deciso di utilizzare anche l’incremento massimo previsto per la Tasi dalla legge nazionale (lo 0,8 per mille, appunto), il cui gettito deve essere utilizzato per finanziare le detrazioni. Sugli immobili diversi dall’abitazione principale, dunque, la somma delle aliquote Imu e Tasi imposte Campidoglio arriva molto spesso al tetto invalicabile dell’11,4 per mille.
COME FUNZIONANO LE DETRAZIONI?
Gli immobili su cui si paga l’aliquota del 2,5 per mille hanno diritto a detrazioni diverse a seconda della rendita catastale. Le fasce sono tre:
– detrazione di 110 euro sugli immobili con rendita catastale fino a 450 euro;
– detrazione di 60 euro sugli immobili con rendita catastale compresa fra 451 e 650 euro;
– detrazione di 30 euro sugli immobili con rendita catastale fra 651 e 1.500 euro.
Ma attenzione: a fine settembre il Comune ha pubblicato una precisazione fondamentale, ovvero che “per il calcolo della detrazione spettante vanno sommate la rendite catastali dell’abitazione principale con quelle delle eventuali pertinenze”. E’ necessario quindi conoscere anche le rendite catastali delle pertinenze dell’abitazione principale, un insieme che comprende unità immobiliari di vario genere: magazzini e locali di deposito (categoria catastale C/2), box auto, rimesse, stalle e scuderie (C/6), tettoie chiuse o aperte (C/7). E’ chiaro che la somma incrementa la rendita cui fare riferimento per stabilire la detrazione e ciò può far scattare una detrazione inferiore, fino al caso limite in cui – superando quota 1.500 euro – non si ha più diritto ad alcuna detrazione.
In ogni caso, sulle abitazioni principali nessuno dovrebbe pagare per la Tasi più di quanto versato per l’Imu nel 2012 (quando l’aliquota era al 5 per mille). Secondo i calcoli dell’Ufficio territoriale della Uil, per una casa di cinque vani accatastata in A/3 (rendita 450 euro) abitata da una famiglia con reddito Isee di 10 mila euro e reddito Irpef di 20mila euro, senza figli si risparmieranno mediamente 99 euro, mentre con un figlio la spesa sarà inferiore di 49 euro. Nel caso invece di un appartamento (sempre di cinque vani) accatastato in A/2 (rendita 750 euro) abitato da una famiglia con reddito Isee di 16mila euro e reddito Irpef di 20mila euro, il conto sarà più leggero di 145 euro senza figli e di 95 euro con un figlio.
QUANTO PAGA CHI E’ IN AFFITTO?
La grande novità della Tasi è che deve essere pagata sia dai proprietari di casa sia dagli affittuari. La ripartizione delle quote è stabilita dai Comuni entro certi limiti e Roma ha previsto che l’80% della tassa ricada sui titolari degli immobili, mentre il restante 20% dovrà essere pagato dagli inquilini.
Occorre però ricordare tre regole valide a livello nazionale:
1) i versamenti si effettuano separatamente e in caso di mancato pagamento spetta all’amministrazione recuperare le somme dovute;
2) gli affittuari sono obbligati a metter mano al portafogli solo se il contratto ha una durata superiore ai sei mesi nel corso dello stesso anno solare;
3) l’esenzione per gli inquilini scatta anche se l’importo da pagare è inferiore a 16 euro.
COME SI CALCOLA LA TASI SULL’ABITAZIONE PRINCIPALE A ROMA?
Per ricavare l’importo dovuto si parte dalla base imponibile, che si ottiene prendendo la rendita catastale dell’immobile (ad esempio 1.000) e rivalutandola del 5% (quindi 1.000 + [1.000 x 0,05] = 1.050); il risultato va quindi moltiplicato per il relativo coefficiente, ad esempio 160 per le abitazioni principali e le relative pertinenze (1.050 x 160 = 168.000).
Una volta calcolata la base imponibile è necessario moltiplicarla per l’aliquota, tenendo presente che 2,5 per mille in numeri decimali si esprime con 0,0025 (perciò 168.000 x 0,0025 = 420). A questo punto basta sottrarre l’eventuale detrazione (420 – 30 = 390) e il risultato finale corrisponde agli euro da versare.