Mancano solo i 10km di oggi della mini-crono di Santiago de Compostela al termine della Vuelta, ma Alberto Contador, per evitare sorprese, ha dato ieri il colpo di grazia ai suoi rivali trionfando in cima al Puerto de Ancares, l’ultima aspra difficoltà che poteva rimettere in gioco la vittoria finale del Postolero. Chris Froome ha tentato più volte, con le sue ormai famose frullate, a staccare la maglia rossa quando le pendenze, soprattutto quelle iniziali, toccavano il 18% ma Contador non ha mai perso d’occhio la ruota del keniano-bianco. Un finale spasmodico e affascinante tra due fuoriclasse che si sono dati battaglia in queste tre settimane di grande Vuelta per dimenticare lo sfortunato Tour.
Bloccato Froome, Contador ha concesso solo a Rodriguez, più lontano in classifica, di fare la solita sparata alla ricerca – sempre sfumata – di una vittoria di tappa ma quando Purito è rientrato nei ranghi ed è ripartito Froome nell’estremo tentativo di sovvertire le gerarchie della classifica, Contador è stato micidiale nel tallonarlo per poi piantarlo in asso con uno scatto decisivo nell’ultimo chilometro. La Vuelta era davvero finita. Froome, ciondolando il capo e mulinando le gambe, ha cercato con orgoglio di tamponare il buco ma non ce l’ha fatta: per giunta disturbato durante la rincorsa da un oggetto lanciato in aria da un tifoso, è arrivato a 16” dal vincitore in maglia rossa.
Valverde era terzo a 57”, poi Rodriguez a 1’18” davanti ad Aru. Per Contador è la terza Vuelta, un successo che lo porta ad eguagliare il tris di fila sia di Tony Rominger (1992-93-94) che di Roberto Heras (2002-03-05). Heras vinse anche una quarta Vuelta nel 2005 e avrebbe detenuto tuttora il record di vittorie se non fosse stato confermato positivo due mesi dopo la fine di quella edizione alle controanalisi relative a un controllo antidoping con conseguenza squalifica per due anni e revoca del successo nella corsa spagnola con il russo Denis Menchov vincitore a tavolino.
Contador da parte sua realizza anche un record del tutto particolare: tre vittorie su tre partecipazioni in carriera alla grande corsa iberica. Il Pistolero cancella così l’immagine dolorosa del suo ritiro al Tour con un’affermazione perentoria che lo rilancia ai vertici del ciclismo mondiale dopo il deludente 2013. La stagione vede tre big in cima alle classifiche delle tre più importanti corse a tappe: il Giro con Nairo Quintana, il Tour con Vincenzo Nibali e la Vuelta con Contador. Il solo tra i grandi a restare a secco, contro ogni pronostico della vigilia, è stato Froome.
L’unico rimpianto di una stagione bellissima per il ciclismo è che non si sia mai potuto avere sia in Italia che in Francia e in Spagna un confronto stellare a quattro: al Giro Quintana, grandissimo grimpeur, ha sbaragliato il campo ma aveva contro solo un evanescente Evans e un Rigoberto Uran. Al Tour stravinto da Nibali, non c’era Quintana e sono subito usciti dalla corsa Froome e Contador caduti e ritirati quando ancora mancavano Alpi e Pirenei da scalare; alla Vuelta, dove si erano dati appuntamento tutti i big tranne Nibali, una terribile carambola nella crono di la Borja e una caduta con rottura della clavicola nella successiva tappa hanno fatto gettare la spugna a Quintana che prima della sfortunata prova contro il tempo era già in maglia rossa.
Il Contador visto in questi giorni avrebbe forse vinto lo stesso come del resto si dice di Nibali al Tour: del resto la jella e le cadute fanno parte del mestiere di ciclista. Nessuno è indenne. Ma il venire meno del confronto delude di fatto le aspettative della vigilia. Confronto che invece si chiude con un ribaltamento di gerarchie quello tra Contador e Froome con lo spagnolo tornato in auge e il britannico che si avvia invece a chiudere una stagione opaca e sfortunata con due sole vittorie di seconda e terza fascia (Tour de Romandie e Giro dell’Oman), un 2014 per il capitano del Team Sky che deposita non poca ruggine sullo sfolgorante 2013 e accumula qualche inquietudine di troppo sull’annata che verrà.