Il carattere di resilienza e di vitalità del movimento cooperativo negli anni della crisi trova riflesso nel saldo sempre positivo tra il numero di nuove imprese cooperative iscritte al registro imprese e quello delle cancellate. I dati Unioncamere-Infocamere segnalano che il tasso di crescita, che è calcolato come rapporto tra il saldo di iscrizioni e cessazioni (al netto delle cessazioni di ufficio) rilevate nel periodo e lo stock delle imprese registrate al termine del periodo precedente, oltre ad essere sempre positivo è quasi sempre maggiore rispetto a quello registrato per il totale delle imprese in Italia.
Nel complesso, il tasso di crescita delle cooperative si è attestato al +1,69% nel 2009,al +1,92%nel 2010, al +1,77%nel 2011, al +2,30% nel 2012 e al +1,93% nel 2013. Ogni anno sono state iscritte, in media, 7.800 nuove cooperative. Solo nel 2009 si segnala un numero di nuove cooperative iscritte moderatamente inferiore al valore medio registrato negli anni della crisi.
Tuttavia, tra le nuove cooperative iscritte negli anni della crisi alcune non hanno ancora avviato l’attività e altre l’hanno terminata anzitempo. Quelle in attività, con bilancio depositato 2012 rappresentano il 30,6% del totale delle cooperative attive in Italia (18.609 cooperative attive rispetto alle 60.853 censite con bilancio 20121).
In un contesto di crisi, caratterizzato da una generalizzata erosione dei margini e della redditività delle cooperative, le imprese cooperative neo costituite si caratterizzano per una elevata fragilità patrimoniale (il valore dell’indice di solidità patrimoniale e di indipendenza finanziaria relativo all’aggregato delle cooperative costituite negli anni della crisi è dimezzato rispetto al dato generale relativo al totale delle cooperative attive. Inoltre, è più alto, tra le cooperative di recente costituzione, il numero di quelle con patrimonio netto negativo).
Di fatto, solo il 2,6% della patrimonializzazione aggregata del movimento cooperativo è riconducibile alle cooperative attive costituite negli anni della crisi. Si tratta, tra l’altro, di un dato che tiene conto anche delle cooperative costituite in seguito a processi di fusione intervenuti tra cooperative esistenti.
Di contro, è significativamente maggiore il peso della patrimonializzazione e il livello di solidità patrimoniale delle cooperative longeve, in particolare di quelle che possono vantare più di mezzo secolo di attività. Anche, e soprattutto, grazie alla politica virtuosa di accantonamento degli utili a riserva perseguita nel lungo periodo, queste cooperative hanno affrontato la crisi con elevati livelli di patrimonializzazione e con una solidità patrimoniale (misurata attraverso l’indice di indipendenza finanziaria) quasi tre volte maggiore rispetto alle cooperative di recente costituzione.
In tal senso, le cooperative attive con oltre 50 anni di attività, sebbene rappresentino solo il 5,5% del totale delle cooperative attive in Italia apportano la maggioranza assoluta, il 51,7%, della patrimonializzazione aggregata realizzata dal movimento cooperativo (15,6 miliardi di Euro rispetto ai 30,2 complessivi).Il circolo virtuoso che lega longevità, redditività e consolidamento patrimoniale ha consentito anche il rafforzamento della politica degli investimenti, peraltro in una logica intergenerazionale. Di fatto, il capitale investito dalle cooperative con più di 50 anni di attività, cresciuto anche negli anni della crisi (+7,2% dal 2008al 2012), rappresenta oltre il 42% del totale del capitale investito da tutte le cooperative attive in Italia.
Dal quadro territoriale emerge che in alcune regioni il contributo del movimento cooperativo in termini di accumulazione di patrimonio netto è ancora, prevalentemente, riconducibile alle cooperative longeve con oltre 50 anni di attività. In particolare, in sei regioni oltre il 50% (percentuale che supera il 60% in Liguria, Toscana ed Emilia Romagna) della patrimonializzazione aggregata realizzata dal movimento cooperativo fa riferimento a cooperative con più di 50 anni di età anagrafica.