Matteo Renzi non può ancora cantare vittoria ma la sua battaglia per la riforma del Senato, complice anche la tattica suicida e aventiniana del Movimento 5 Stelle, ha compiuto un netto passo avanti: Palazzo Madama ha approvato l’articolo 2, che è il cuore delle riforma e che prevede che il futuro Senato sarà composto da soli 100 membri non eletti direttamente dai cittadini e dunque con un taglio rilevante dei costi della politica.
Le opposizioni e le dissidenze stanno perdendo colpi e degli iniziali 8mila emendamenti alla riforma ne restano ormai solo 900, sicchè l’obiettivo dell’approvazione in prima lettura della riforma entro la data fatidica dell’8 agosto diventa realistico.
Renzi ha alternato il bastone e la carota e ha confermato l’apertura al dialogo soprattutto sulla revisione dell’Italicum, per la quale si profila, forse martedì, anche un nuovo incontro tra il premier e Silvio Berlusconi.
Lega Nord e i grillini hanno invece preferito abbondare per protesta l’aula di Palazzo Mdama, mentre Sel è tornata sui suoi passi.
Più cauto invece è stato Renzi sulla riduzione fiscale di 80 euro in busta paga. Il premier ha assicurato che nel 2015 lo sconto di 80 euro sulle tasse dei dipendenti meno abbienti sarà replicato ma ha detto di non essere ancora in grado, a causa del peggioramento dell’economia, di prevedere se la misura potrà essere estesa a pensionati e a partite Iva.