Israele insiste nella sua iniziativa aerea “Protective Edge”, e colpisce un obiettivo dopo l’altro con i raid aerei – orami più di 500. Tra la notte e l’alba vengono messi a segno due centri che hanno molto di simbolico: uccisi uno dei comandanti di Hamas e il colonnello della Jihad islamica Abdullah Dyfallah. Hamas è quindi decapitata, la sua direzione vacilla. Eppur si dice pronta a combattere per mesi, e con le parole del suo dirigente Mahmud a-Zahar, in un’intervista a un’emittente locale riportata da La Stampa, afferma che “Un cessate il fuoco dovrà rispettare le nostre condizioni, come la rimozione del blocco di Gaza e la liberazione dei detenuti arrestati il mese scorso”.
Il bilancio di morti e feriti cresce vertiginosamente rispetto alla giornata di ieri: più di 80 i morti, e almeno 600 i feriti. L’escalation di questa nuova ondata di violenza nel secolare conflitto israelo-palestinese, è stata duramente condannata dal Presidente americano Obama in un colloquio telefonico con Netanyahu, premier israeliano, che però ha chiaramento escluso la possibilità di una tregua nei prossimi giorni. Al contrario la strategia di Benjamin Netanyahu è una “progressiva intensificazione” del conflitto che già ieri aveva portato i contingenti della Marina israeliana, impiegata in più della metà dei raid che da quasi una settimana stanno affollando i cieli della Striscia di Gaza.