Mentre il Mondiale, e un intero Paese, cerca di riprendersi dallo shock e dalle lacrime di ieri sera, e da quel 7 a 1 che passerà alla storia del calcio, ci si ferma un attimo e ci si accorge che c’è ancora un’altra semifinale da giocarsi, per stabilire chi affronterà la terribile Germania di Low nella finale del 13 luglio al Maracana.
Stasera, infatti, alle 22 italiane, l’Arena do Sao Paulo ospiterà la sfida tra l’Argentina di Sabella e l’Olanda di Van Gaal. O, se preferite, tra l’Argentina di Messi e l’Olanda di Robben. Già, perchè per molti la sfida tra queste due squadre è soprattutto la sfida tra le loro stelle: due autentici fuoriclasse, due mancini razzenti che, fino ad ora, hanno messo a ferro e fuoco tutte le difese che hanno affrontanto, segnando (o facendo segnare) la maggior parte dei gol delle loro squadre.
Del resto, parlare delle stelle presentando questa sfida sembra riflettere le intenzioni dei due allenatori. Argentina e Olanda, in fondo, si somigliano: difesa accorta (anche se rivedibile a livello individuale), centrocampo più di lotta che di governo, come si usa dire, e attacco stellare, con la squadra spezzata in due tronconi, tanta attesa e ricerca della ripartenza fulminante, per andare in porta con due o tre passaggi. Non il gioco migliore del mondo, certamente, ma forse il più adatto per far rendere al meglio le stelle della squadra.
Da una parte Robben, Van Persie e il redivivo Snejder. Dall’altra Messi, Higuain e Lavezzi. Agli argentini mancherà uno degli uomini migliori: Angel Di Maria, che ha deciso la sfida agli ottavi contro la Svizzera e che, di fatto, era l’unico raccordo tra il resto della squadra e i tre là davanti. Sulla sua sostituzione il c.t. Sabella, finora molto conservativo nelle sue scelte, si gioca moltissimo. Novanta minuti (oppure 120), per scrivere un pezzo di storia. Dall’altra parte del guado c’è la Germania, e da ieri sembra impossibile non averne paura.