Le nubi di un nuovo crack tornano ad addensarsi sull’Argentina. Dopo la decisione della Corte Suprema statunitense, che ha rigettato il ricorso del Paese sudamericano contro il pagamento agli hedge fund che avevano rifiutato la ristrutturazione del debito successiva al default del 2001, lo spread sui titoli argentini continua a crescere, arrivando a quota 885 punti base nel confronto con i titoli americani.
Durissima la reazione della “Presidenta” Cristina Fernandez de Kirchner, che, in un messaggio televisivo a reti unificate, ha definito le operazioni compiute dai fondi che non hanno accettato la ristrutturazione come “un’estorsione”. La Kirchner ha assicurato che l’Argentina rispetterà la prossima scadenza fissata dei rimborsi (30 giugno, per 900 milioni di dollari), ma ha chiarito che il Paese non vuole “essere complice di questo modo di fare affari”.
Per la Presidenta, che ha riaffermato la “volontà del paese di negoziare”, ciò che l’Argentina si trova ad affrontare in questo momento non è tanto una questione finanziaria o giuridica, ma “un modello di business su scala globale” che potrebbe causare “tragedie inimmaginabili”.
Intanto, il Fondo Monetario Internazionale ha espresso, tramite una nota, le sue preoccupazioni per le possibili ripercussioni che questa situazione potrebbe avere sul sistema finanziario, mentre Standard & Poor’s ha tagliato il rating dell’Argentina da “CCC+” a “CCC-“, con outlook negativo.