Nel 2013 l’export italiano in Cina si è attestato a circa 10 miliardi di euro, in aumento del 9,5% rispetto all’anno precedente, a fronte di una dinamica generale stazionaria. La performance delle vendite dall’Italia nel Paese è sempre stata sostenuta, con un tasso di crescita medio annuo superiore al 17% nel periodo pre-crisi (2000-2007), sceso all’8,3% tra il 2008 e il 2012, a causa del calo del 10% registrato nel 2012. Nei primi quattro mesi del 2014, poi, le esportazioni italiane nel Paese sono cresciute del 10% circa e, secondo le previsioni di SACE, nel prossimo quadriennio registreranno un tasso di crescita medio annuo dell’11%.
Oltre il 50% del Made in Italy diretto in Cina è rappresentato dai beni di investimento, principalmente meccanica strumentale: prodotti che generano una forte domanda nel Paese, alla luce delle esigenze di ammodernamento ed innalzamento degli standard qualitativi dell’industria. Anche le esportazioni di beni di consumo (durevoli e non) stanno assumendo un ruolo via via gradualmente crescente, sostenute dall’aumento della classe media, dalla crescita dei consumi interni (tassi superiori all’8% in media nel periodo 2014-2019), senza dimenticare il processo di urbanizzazione che sta coinvolgendo non più soltanto le grandi città costiere, ma anche le regioni interne caratterizzate da un minor grado di sviluppo. I nuovi consumatori cinesi, accomunati dalla giovane età (oltre il 70% ha meno di 45 anni), da un elevato grado di digitalizzazione e dal cambiamento delle convenzioni sociali (oggi l’esibizione della ricchezza non è più considerata poco decorosa come in passato) sono attratti soprattutto dai beni di lusso.
In questo scenario la Cina è il terzo importatore di prodotti finali di fascia medio-alta dei settori alimentari, arredamento, abbigliamento, occhialeria e gioielleria, dopo Russia e Emirati Arabi Uniti. Nel 2019 le nostre esportazioni di questi beni verso il paese supereranno i 18 mld (da 12 mld nel 2013), grazie anche a politiche commerciali meno restrittive nel Paese (dazio medio al 21%). Circa il 30% della spesa per consumi a Pechino nel 2030 sarà diretta verso alimentari e arredamento e ben 5 città cinesi saranno tra i primi 10 mercati mondiali per l’abbigliamento.
In occasione della missione di Sistema in Cina, SACE annuncia una nuova linea di garanzie da 2 mld dedicata alle imprese italiane, che operano o intendono operare nel Paese. L’iniziativa consente alle imprese, in particolare PMI, di accedere a finanziamenti garantiti da SACE, anche in valuta locale, e di vendere merci o servizi offrendo ai propri clienti cinesi dilazioni di pagamento fino a 5 anni, attraverso l’utilizzo di lettere di credito e assicurandosi dal rischio di mancato pagamento. Sarà inoltre possibile incassare anticipatamente i pagamenti dovuti dai clienti cinesi, assicurandosi da rischio di insolvenza. Senza dimenticare il rafforzamento della capacità di intervento di SACE in virtù dell’accordo di riassicurazione con Sinosure, agenzia di credito all’esportazione cinese.