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Conflitti etnici a Singapore: xenofobia o claustrofobia?

Sotto lo smalto del benessere e dell’efficienza, le differenze etniche e culturali fanno emergere incrinature visibili, come quella causata dalla polemica sui festeggiamenti per la commemorazione dell’indipendenza delle Filippine.

Conflitti etnici a Singapore: xenofobia o claustrofobia?

Quella di Singapore è una società multietnica, in cui i vari gruppi che la compongono sembrano vivere in armonia, godendo dei benefici delle libertà (vigilate) politiche, di una crescita economica elevata e di un welfare invidiabile. Sotto lo smalto del benessere e dell’efficienza, tuttavia, le differenze etniche e culturali fanno emergere incrinature visibili, come quella causata dalla polemica sui festeggiamenti per la commemorazione dell’indipendenza delle Filippine. 

Il 12 giugno cade l’Indipendence Day filippino ed è stata lanciata una campagna online, con il supporto dell’ambasciata, per organizzare una grande festa in Orchard Road, il cuore pulsante di Singapore, il viale in cui si riversano nativi e turisti per lo shopping e il divertimento. I filippini, circa 172mila nel 2012, sono il terzo gruppo etnico straniero in Singapore, dopo gli immigrati provenienti dall’Arabia Saudita e quelli dagli Emirati Arabi Uniti. Il proposito di celebrare la festa nazionale di un paese straniero ha suscitato molti commenti negativi tra i cittadini di Singapore e fra questi c’è anche chi ha definito l’Indipendence Day filippino in Orchard Road un “insidioso atto d’invasione”. 

La situazione è poi andata peggiorando, i toni si sono ulteriormente inaspriti e gli organizzatori della manifestazione hanno subito anche minacce online da parte di gruppi di sedicenti difensori dell’identità nazionale di Singapore. Le autorità si sono schierate nettamente a favore della comunità filippina e hanno definito “inaccettabile, o addirittura repulsivo, l’agire di chi semina odio razziale”. Il Primo ministro Lee Hsien Loong è andato anche oltre, descrivendo questo genere di persone la “disgrazia di Singapore”. Parlando al Singapore Day a Londra, manifestazione culturale dedicata ai cittadini di Singapore che vivono e lavorano all’estero, ha aggiunto che “nel nostro Paese dobbiamo trattare gli immigrati nello stesso modo in cui ci aspettiamo di essere trattati quando andiamo all’estero”. 

Al Primo ministro è stato però risposto che una cosa è dedicare una giornata alla cultura di un dato Paese o di una data comunità, altra è celebrarne le feste nazionali. Riassume tutta la questione la domanda comparsa in un forum: “A conti fatti, siamo xenofobi o solo claustrofobici?” La domanda ha il suo fondamento, considerando che Singapore è il terzo Paese più densamente popolato al mondo, dopo Macao e Monaco, e a una crescita sostenuta della popolazione (da 3 milioni nel 1990 a 5,4 milioni nel 2013) si è accompagnata, nello stesso periodo, una netta diminuzione della proporzione di cittadini nativi di Singapore (dall’86 al 61%).


Allegati: Asian Correspondent

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