Monte dei Paschi di Siena consolida il rialzo e guadagna attorno alle 16 circa il 2% sulla scia al buon andamento del Ftse Mib (+2,49%). La banca senese tenta di rifarsi in piccola parte del crollo archiviato ieri (-10% e 300 milioni di capitalizzazione bruciata in una sola seduta) sfruttando il migliore sentiment dei listini e la notizia della disponibilità da parte del consorzio di garanzia a supportare l’operazione di ricapitalizzazione di Mps anche nel caso di un aumento consistente della sua entità. Indiscrezioni di stampa dei giorni scorsi hanno infatti rilanciato l’ipotesi che Mps possa decidere di chiedere al mercato ben più dei 3 miliardi di euro annunciati. Domani la questione sarà affrontato dal cda della banca.
L’ipotesi più accreditata è che il presidente Alessandro Profumo e l’ad Fabrizio Viola possano decidere di aumentare la richiesta al mercato a 5 miliardi. C’è chi comunque, come il finanziere Davide Serra, si spinge ad affermare che la banca avrebbe bisogno di 6 miliardi. In ogni caso, l’idea sarebbe quella di approfittare dell’interesse degli investitori e dell’abbondante liquidità di questo periodo per poter rimborsare subito tutti i Monti bond. Gli impegni attuali prevedono il rimborso parziale dei Monti bond per 3 miliardi entro la fine di quest’anno e l’anno prossimo la restante parte ai 4,1 miliardi complessivi. Sul piatto ci sarebbe anche la volontà di prendere le misure sulla necessità di patrimonio relative all’asset quality review avviata della Bce.
Ieri infatti, una nota della banca ha confermato che “facendo seguito a quanto apparso sugli organi di informazione, Banca Monte dei Paschi di Siena comunica che a seguito della pubblicazione del manuale dell’asset quality review e quindi della indicazione delle attività, dei criteri e delle metodologie che saranno seguite (e che sono in corso di attuazione, analisi ed elaborazione da parte della Banca) nonché dei colloqui intercorsi con l’Autorità di Vigilanza, la Banca sta valutandone le implicazioni in relazione all’ammontare necessario per poter realizzare entro l’esercizio il rimborso dei Nsf previsto dai commitments presi nei confronti della commissione europea. Una volta assunte le relative determinazioni la Banca provvederà ad informare prontamente il mercato”.
E ieri sera fonti del consorzio hanno rassicurato che le banche del pool di garanzia sono disponibili ad alzare l’asticella fino a 5 miliardi e lo avrebbero già comunicato a Rocca Salimbeni. Le condizioni dei mercati e la discesa nell’azionariato della Fondazione Mps “rendono più facile l’esecuzione dell’aumento”, hanno fatto sapere da una banca del consorzio, anche se l’importo fosse alla fine molto più alto dei 3 miliardi già deliberati. Al momento non risulta convocato nessun Cda straordinario della banca (il primo in agenda è fissato per il 14 maggio) anche se una decisione potrebbe essere vicina visto che i tempi per fare tutto entro giugno sono stretti. Nel frattempo la Consob ha sospeso la vendita allo scoperto sul titolo fino alle 24 di questa sera.
Insomma, il consorzio non solo non è fuggito a gambe levate, ma è disponibile ad aumentare la posta. Un aumento di capitale maggiorato di altri due miliardi non dovrebbe essere un ostacolo insormontabile per la Fondazione Mps che in queste ultime settimane è riuscita a rimettere a posto i conti vendendo consistenti pacchetti della sua quota che è così scesa al 2,5% (vincolato in un Patto para sociale con il 4,5% di Fintech e il 2% di Btg Pactual, con l’impegno a sottoscrivere pro quota l’aumento da 3 miliardi).
In caso di una ricapitalizzazione da 5 miliardi per non diluirsi ulteriormente la Fondazione dovrà trovare 125 milioni rispetto ai 75 precedentemente stimati. A la Fondazione (così come la stessa città) è stata presa in contropiede, per quanto ora possa contare comunque su circa 400 milioni di cassa e non si trovi in emergenza. In ogni caso, per aumentare la ricapitalizzazione è necessario che il Cda riconvochi l’assemblea straordinaria dei soci.