E’ un lunedì da incubo per il presidente francese François Hollande. Dopo un fine settimana caratterizzato dalla disfatta dei socialisti alle elezioni municipali – che porterà con sé anche un rimpasto di governo –, questa mattina l’Istituto nazionale di Statistica Insee ha fatto sapere che il deficit pubblico del Paese si è attestato nel 2013 al 4,3% del Pil.
Il dato è più basso rispetto al 4,9% registrato l’anno precedente, ma la flessione non basta a rispettare i patti con Bruxelles, visto che Parigi si era impegnata con i partner europei a ridurre il proprio disavanzo fino al 4,1%. Il debito pubblico è al 90,6%, contro il 93,4% stimato dall’Esecutivo, mentre il Pil è cresciuto dello 0,3% nell’ultimo trimestre dell’anno (+0,8% su base annua), in linea con le attese.
Il risultato deludente sul fronte del disavanzo implica la necessità di una nuova manovra correttiva, altrimenti la Francia fallirà il suo obiettivo fondamentale in tema di conti pubblici: riportare entro l’anno prossimo il rapporto deficit-Pil al 3%, il limite prescritto dagli accordi di Maastricht.
In alternativa, il Governo dovrà chiedere più tempo per arrivare alla meta, il che potrebbe irritare non poco la Commissione europea, la quale ha già concesso alla Francia una moratoria di due anni per rientrare nei parametri. Lo spettro sullo sfondo è quello di una procedura d’infrazione per deficit eccessivo.