Fiat punta a chiudere il 2014 con un utile della gestione ordinaria di 3,6-4 miliardi di euro, un utile netto di 0,6-0,8 miliardi e un indebitamente netto compreso tra 0,8 e 1,3 miliardi. Lo ha annunciato oggi Sergio Marchionne, intervenendo all’assemblea degli azionisti in corso a Torino. L’amministratore delegato del gruppo ha precisato quindi che tra gli obiettivi del Lingotto c’è l’incremento “delle consegne totali nel mondo a 4,5-4,6 milioni di vetture. In linea generale abbiamo tutte capacità produttive per arrivare a sei milioni di auto. Non so se arriveremoa sette milioni, ma con le iniziative che annunceremo a maggio il limite di sei milioni accessibile”.
Sul fronte italiano “confermo che non ci sono eccedenze occupazionali”, ha proseguito il manager, sottolineando che i prossimi investimenti a Mirafiori “comporteranno la piena occupazione del sito”.
In termini generali, “la strategia di riposizionamento che abbiamo intrapreso per espandere la nostra offerta di prodotto puntando sui segmenti più alti e più remunerativi inizia a generare i primi risultati”, ha spiegato Marchionne, avvertendo però che il mercato dell’auto europeo nel 2014 “sarà su livelli in linea con quelli assai modesti dell’anno precedente, con il mercato delle auto in lieve crescita e quello dei veicoli commerciali in moderato calo”.
L’ad si aspetta un mercato Usa in crescita, “anche se a ritmi inferiori agli anni precedenti”, con la domanda canadese stabile “sui livelli record dell’anno scorso. Mercato stabile” in America Latina, con il Brasile che controbilancerà l’Argentina “in forte calo a causa di restrizioni sulle importazioni” e le alte tasse di vendita. Nel settore Asia-Pacifico, secondo Marchionne la domanda sarà “trainata dai mercati cinese e indiano”, mentre si attende un calo in Giappone.
“La nostra joint venture con il partner cinese sta andando avanti con successo – ha aggiunto l’ad –, ma la 500, a causa delle sue dimensioni, non è adatta per quel mercato, se non per una nicchia. Cerchiamo di portarla avanti, ma avrà un utilizzo limitato”, considerando che la 500 in Cina nel 2013 ha venduto appena 1.100 unità.
Nel rispondere alle domande dei soci, Marchionne ha chiarito di non attendersi che “la residenza fiscale in Gran Bretagna porti assetti significativi sul piano fiscale”. A chi gli chiedeva un’opinione sull’ondata d’investimenti in Italia del fondo americano BlackRock, il manager ha risposto che anche in Fiat “sarebbe il benvenuto” come azionista: “Accettiamo tutti gli azionisti, specialmente chi ha la credibilità e la visibilità di Blackrock”.
Infine, da un punto di vista generale, Marchionne ha garantito che, nonostante la fusione, Fiat e Chrysler conserveranno “la propria identità e metteranno a disposizione una dell’altra i propri punti di forza. Sarei un ingenuo se non sapessi che ci sono anche aspetti emotivi collegati a questi temi. E non soltanto in Italia, ma su entrambe le sponde dell’oceano. Entrambi i nostri gruppi hanno una storia secolare alle spalle: Fiat quest’anno compirà 115 anni e Chrysler ne farà 90 il prossimo. Quando si uniscono due aziende con una tale ricchezza di storia e di tradizioni può nascere la sensazione che si perda qualcosa, ma nei fatti l’unione tra Fiat e Chrysler esiste già da tempo ed è una realtà solida, aperta al mondo e proiettata al futuro. La verità è che l’identità di un’azienda non sta in una ragione sociale. Sta nelle persone che ci lavorano, che ogni giorno la rendono viva e le trasmettono la propria impronta”.