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Politi: lo scontro Russia-Occidente indebolisce tutti

INTERVISTA ALL’ANALISTA POLITICO ALESSANDRO POLITI – “In Crimea non c’è il rischio di una guerra, ma si è arrivati a questa situazione per colpa dei troppi errori commessi, anche da parte dall’Europa stessa: l’Ue non doveva pretendere la firma di Yanukovich” – “Nessuna conseguenza per il gas grazie al patto di ferro Germania-Russia”.

Politi: lo scontro Russia-Occidente indebolisce tutti
Nel pieno della crisi fra Russia e Occidente siamo tutti più deboli e disorientati. “Nel mondo sono venute a mancare molte certezze. Gli Usa non sono più il faro che guida il cammino; l’Onu non governa il globo; la Nato non risolve i conflitti; l’Euro e l’Europa non sono automaticamente una via d’uscita dalla crisi. È in questo contesto che il braccio di ferro con la Russia ci trova tutti più deboli, perché l’Occidente si è infilato in un cul-de-sac e Putin è costretto ad agire con la forza per mantenere un’influenza che prima esercitava con la politica. Un bel passo indietro”. È la valutazione di Alessandro Politi, analista politico e strategico. 

FIRSTonline – Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, a L’Aja, alza la voce contro la Russia e, dopo l’esclusione di Putin dal G8, ribadisce di non riconoscere l’annessione della Crimea, minacciando ulteriori sanzioni. È una situazione che mette a rischio la pace nel mondo?

Politi – Non credo. Sia chiaro, non è una bella situazione, ma è interesse di tutti risolverla nel modo più indolore possibile e le sanzioni contro la Russia, per ora, sono molto blande, mirate e parziali. Penso che Putin non sia preoccupato dall’esclusione dal G8 e che non abbia paura delle sanzioni di un paese debitore internazionale, contro un paese creditore internazionale. Nemmeno la Russia però è in una bella situazione. Anzi, è certamente più debole di prima, perché è stata costretta ad agire con la forza per far rispettare un’area d’influenza che fino a oggi controllava con la politica.

FIRSTonline – Come siamo arrivati a questo punto?

Politi – Commettendo una serie di errori uno dietro l’altro. In primo luogo l’Europa non doveva pretendere la firma degli Accordi di associazione e del Deep and Comprehensive Free Trade Agreement da parte di Yanukovich, con conseguenti manovre finanziarie di lacrime e sangue. L’Ucraina è un paese sull’orlo del fallimento, con una voragine da 235 miliardi di euro, un buco che l’Europa non può permettersi. Questa spinta in avanti però ha indotto il popolo stremato, o almeno una parte di esso, con dentro un po’ di tutto, dai neonazisti, agli ultranazionalisti, ai semplici cittadini, alla ribellione contro un governo corrotto, con le conseguenze che abbiamo visto. Putin, a sua volta, ha compiuto una serie di contromosse, fino all’annessione della Crimea. Tutti dovevano riflettere di più e più a lungo prima di agire, perché adesso la via d’uscita è complicata. I problemi ucraini non si risolveranno con un pannicello caldo o con la promessa di 11 miliardi di euro, che invece possono essere utili in Grecia. Il rischio è di una spaccatura dell’Ucraina, con la parte più ricca che va con la Russia e il resto che si avvia verso l’Europa. Non credo sia un buon affare. Spero che la crisi attuale sia destinata a sgonfiarsi, ma lascerà delle cicatrici che resisteranno nel tempo. 

FIRSTonline – Ci saranno conseguenze sulle forniture di gas ai paesi europei?

Politi – No. La Germania, con Schroeder, strinse un matrimonio d’interesse con la Russia che perdura tuttora e che vede l’ex cancelliere nel ruolo di presidente del consorzio per il gasdotto che passa dal Mar Baltico, saltando la Polonia. I russi hanno tutto l’interesse a continuare a vendere il loro gas agli europei, che lo pagano a caro prezzo e puntualmente. L’Europa mica può pensare di comprare il gas liquido americano che costa ancora di più. Insomma questo scontro non conviene a nessuno.

FIRSTonline – Tanto rumore per nulla?

Politi – La fase è delicata e bisogna non commettere ulteriori sbagli. Soprattutto l’Europa deve muoversi con saggezza, perché gli Usa hanno i loro problemi interni da risolvere e non possono più occuparsi di quegli degli altri. L’America ha un debito gigantesco che non può continuare a camuffare con operazioni finanziarie, prima o poi dovrà fare i conti con se stessa e dire ai suoi cittadini che stanno vivendo al di sopra delle loro possibilità. Deve far pagare più tasse ai ricchi e migliorare il welfare e Obama, che è un abile presidente, ci sta provando. Agli Usa servirebbe il coraggio di una manovra finanziaria all’italiana. 

FIRSTonline – Anche l’Europa non se la passa bene. Crisi economica a parte, la vittoria della destra alle amministrative francesi indebolisce ulteriormente l’euro e le prospettive di maggior integrazione…

Politi – Queste elezioni ci dicono che molti elettori francesi non credono più nel patto sociale e nei valori costituzionali repubblicani interpretati da gollisti e socialisti. Anche il fatto che l’affluenza al voto sia stata così scarsa lo dimostra. Gli elettori sono stufi di votare per un’alternanza senza alternative, un po’ come in Italia. Così appena arriva qualcuno che sembra, e sottolineo “sembra”, diverso lo scelgono. Gli euroscettici però scelgono un bersaglio sbagliato. All’origine delle nostre crisi non c’è l’euro, ma la “finanziarizzazione” dell’economia. Stiamo ancora pagando i miliardi di derivati in pancia alle banche. Lo strapotere della finanza ha fatto sì che, per coprire i buchi, si siano messi a rischio di fallimento gli Stati. D’altra parte la guerra è sempre una questione di soldi e in questo caso più che mai perché è la prima guerra finanziaria mondiale.

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