Chissà quanti poveri studenti saranno stati cacciati dal prof. Brunetta, per aver detto qualche bestialità in sede d’esame. “Se ne vada, si ripresenti alla prossima sessione. E cerchi di usare il cervello prima di aprire bocca”. Sembra di sentirlo ancora, il prof. Brunetta, mentre mandava a casa l’ennesimo studente dalla sua cattedra di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma. E mentre lavorava per il premio Nobel – come egli stesso ha dichiarato –, cui ha dovuto rinunciare per dedicarsi alla politica.
Ci sono certi errori, certi strafalcioni, quando si discetta in una disciplina, che non possono essere considerati solo lapsus o distrazioni. Se uno studente di materie economiche, per esempio, può essere scusato se non ricorda, al momento dell’esame, la formula per calcolare il montante a interesse composto discontinuo annuo; non è ammissibile, invece, che si metta a sommare le mele con le pere. Ci sono obbrobri che irritano a tal punto il professore da essere sufficienti, da soli, a farti bocciare all’esame.
Chissà quanti poveri studenti, cacciati e bocciati del prof. Brunetta, saranno crudelmente felici, oggi, nel leggere questa dichiarazione del loro ex docente all’Università, contenuta in una nota diffusa da Forza Italia.
“Dai dati dell’Agenzia delle entrate – afferma il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta – risulta che, con l’aliquota del 20%, nel 2013 il gettito derivante dalle imposte sugli interessi da azioni e obbligazioni e sui capital gains è stato pari a circa 13 miliardi. Portando l’aliquota al 26%, come dice di voler fare Renzi, si reperiscono risorse per non più’ di 780 milioni (6% di 13 miliardi). Come si giunga alla cifra indicata dal presidente del Consiglio (2,6 miliardi) rimane un grande mistero. O c’è qualcosa che non va nella spiegazione fornita da Renzi, oppure siamo davanti a un evidente errore di calcolo.”
La seconda che hai detto, avrebbe commentato il personaggio Quelo, del grande Corrado Guzzanti. Siamo davanti a un evidente errore di calcolo, caro professor Brunetta. Suo. Poiché per fare questa valutazione, l’aumento del 6% non va applicato sul gettito dell’imposta, bensì sull’imponibile. L’aliquota di tassazione passerebbe dal 20 al 26%, quindi il gettito aumenterebbe di 6 ventesimi, non di 6 centesimi; in pratica, di un po’ più di un quarto. Se il gettito con aliquota 20% è stato di 13 miliardi, vuol dire che un punto di tassazione dà 650 milioni (13 miliardi diviso 20). Ma allora 6 punti di maggior tassazione darebbero 650 milioni per 6, cioè 3,9 miliardi. Ammesso che si consideri anelastica la curva del prelievo.
Torni a settembre, prof. Brunetta, e cerchi di usare il cervello prima di scrivere le note politiche.