Le Borse asiatiche hanno ripreso la corsa accompagnate dalle valute dei Paesi emergenti, prima del rilascio di dati industriali cinesi. Il dollaro australiano ha fatto un balzo in avanti alla notizia che il numero di lavoratori a tempo pieno nel Paese dell’Asia-Pacifico ha raggiunto i massimi degli ultimi vent’anni. L’indice MSCI Asia Pacific Index cresceva dello 0,5% alle 10:58 a Sydney, risalendo rispetto alla maggior caduta dal 4 febbraio scorso. Le valute sudcoreana, malese e indonesiana guAdagnavano almeno lo 0,2% nei confronti del dollaro Usa, mentre il dollaro “aussie” faceva il maggior balzo settimanale (+0,8%). Il dollaro neozelandese è pure aumentato alla notizia del rialzo dei tassi di 25 punti base dai minimi storici in cui si trovavano ormai da qualche anno. La Nuova Zelanda è il primo Paese sviluppato ad alzare i tassi quest’anno.
La Cina dovrebbe riportare un rallentamento della produzione industriale dopo un’inaspettata caduta dell’export resa nota nel week-end, fatto che ha portato a un capitombolo dei mercati azionari e valutari. L’incontro annuale del partito comunista cinese si conclude oggi. Il numero delle persone impiegate a tempo indeterminato in Australia sono cresciute di 47.300 unità lo scorso mese, un numero di tre volte superiore rispetto alle previsioni degli analisti.
“Il focus nella seconda parte della giornata sarà la produzione industriale cinese” commenta Stan Shamu, markets strategist di IG a Melbourne. “Una delusione su questo fronte non farà che alimentare le paure dei mercati e potrebbe compromettere l’andamento dei listini fino alla fine della setttimana”.
Il giapponese Topix ha fluttuato a lungo e lo yen era trattato a 102.68 sul dollaro dopo tre giorni di aumenti che lo avevano portato a quota 102.76 nella notte. L’australiano S&P/ASX 200 cresceva dello 0,7 per cento.
